A distanza di meno di 24 ore dal precedente decreto, arriva il passo indietro del vescovo di Albano, monsignor Marcello Semeraro, riguardo alla chiusura totale di tutte le Chiese della Diocesi (nel cui territorio ricadono anche i Comuni di Aprilia, Nettuno, Anzio, Ardea e Pomezia).

Ieri sera, infatti, il vescovo aveva deciso di interpretare in modo stringente la nota della Conferenza Episcopale Italiana, che in qualche modo lasciava ai vescovi l'autonomia di disporre la chiusura delle Chiese anche ai fedeli giunti in preghiera personale. Intorno all'ora di pranzo, però, è arrivata la decisione di riaprire le Parrocchie e i Santuari di Nostra Signora delle Grazie e Santa Maria Goretti (Nettuno) e di San Gaspare del Bufalo ad Albano.

«Essendovi realmente possibile un controllo della situazione a motivo della presenza fisica e stabile del parroco o di altro sacerdote collaboratore, la "chiusura" si intenderà non come interdizione di accesso, ma come controllo sull'ingresso e la presenza degli eventuali fedeli che vogliano raccogliersi in adorazione del Santissimo Sacramento. Tutto sempre conformemente alle disposizioni di legge già note circa l'adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, garantendo ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza fra loro di un metro».

Sarà compito del sacerdote provvedere alla pulizia con prodotti disinfettanti i luoghi dove i fedeli hanno sostato in preghiera.

Alcuni sostengono che neanche durante la guerra era mai accaduta una cosa simile. E gli anziani non avrebbero mai immaginato niente di simile. Fatto sta che ieri sera il vescovo di Albano, monsignor Marcello Semeraro, prendendo atto delle riflessioni proposte dalla presidenza della Cei, ha deciso di chiudere tutte le Chiese, parrocchiali e non, del territorio diocesano, della cui area fanno parte anche Aprilia, Anzio, Nettuno, Ardea e Pomezia.

Gli edifici, finora, seppure senza celebrazioni aperte al pubblico erano rimaste accessibili ai fedeli per la preghiera personale nel rispetto delle norme imposte dal Governo. Adesso, però, è arrivata la "serrata" totale.

«Viviamo una situazione gravissima sul piano sanitario, con ospedali sovraffollati, personale sanitario esposto in prima linea, come su quello economico, con conseguenze enormi per le famiglie dell'intero Paese, a maggior ragione per quelle già in difficoltà o al limite della sussistenza - si legge nell'intervento della Cei -. A ciascuno, in particolare, viene chiesto di avere la massima attenzione, perché un'eventuale sua imprudenza nell'osservare le misure sanitarie potrebbe danneggiare altre persone. Di questa responsabilità può essere espressione anche la decisione di chiudere le chiese. Questo non perché lo Stato ce lo imponga, ma per un senso di appartenenza alla famiglia umana, esposta a un virus di cui ancora non conosciamo la natura né la propagazione».

Alla luce di questo, dunque, è arrivata la libera decisione del vescovo di chiudere tutto. «L'accesso alle Chiese è interdetto ai fedeli - scrive Semeraro nel suo decreto -. Tutti i fedeli sono quindi dispensati dall'obbligo di soddisfare il precetto festivo. Sappiano, in ogni caso, che i loro sacerdoti celebrano quotidianamente per tutto il popolo».

di: Francesco Marzoli