L'assalto è scattato un secondo dopo la mezzanotte a colpi di click. . Il sito dell'Inps è andato in tilt. Tutta Italia ha cercato di accedere al portale per chiedere i sussidi anti Coronavirus e la conseguenza è stato un clamoroso pasticcio con la diffusione di dati personali. Un disastro. «E' un segnale di paura e di grande incertezza, significa che la gente ha bisogno di questi seicento euro e cosa fa? Si sveglia la notte o non va a dormire per compilare la domanda e sperare di riuscire a prenderli», commenta Gabriele Tullio, 52 anni, di Latina, presidente nazionale Unione Artigiani Italiani, titolare del patronato Senas. Le stime parlano di 300mila domande presentate a fronte di almeno un milione e mezzo di persone che si sono collegate al sito. «E' semplice: il sistema è esploso – aggiunge Tullio - noi abbiamo quattro numeri di cellulari dove riceviamo messaggi ed email e ieri mattina fino alle 10 sono arrivate 300 richieste di assistenza. Sembrava un pesce d'aprile e invece queste sono le aspettative per chi si ritrova a vivere in una situazione di povertà». Tra i tanti messaggi ricevuti molti sono simili e sembrano l'annuncio di una richiesta di aiuto: padre di famiglia in cassa integrazione, monoreddito, tre figli di cui un minore. E' un segnale drammatico per la città di Latina che ospita grandi frange di persone che stanno conoscendo la povertà. «Nel benessere di solito non ci accorgiamo di queste situazioni, adesso invece sì. Un esempio di questi giorni? Dal nostro ufficio possiamo rispondere al citofono per ovvi motivi di sicurezza e c'è una richiesta continua del pacco alimentare. Quante? Siamo sulle 400. A Latina il nostro tessuto produttivo - continua Tullio - si teneva in piedi con la ristorazione i piccoli artigiani, i commercianti che sono adesso in mezzo ai guai. Qui c'è gente che deve pagare l'affitto e non ha ancora aperto. E poi penso alle colf, alle badanti, ai pub, agli agriturismi. Parliamo di 20mila ma anche 25mila persone che restano a casa e che faranno la domanda per chiedere i 600 euro. Alimentare false speranze – ribadisce Tullio - è brutto e non serve. In provincia di Latina ci sono 10400 imprese artigiane, la media è di 4,2 dipendenti. L'effetto domino della crisi rischia di lasciare a casa 40mila lavoratori, un mare di gente. La crisi sanitaria, per merito dei medici e del personale ospedaliero, prima o poi si risolverà, ma quella economica è molto preoccupante, qui si sta sottovalutando il problema».
Latina dovrà iniziare a guardare negli occhi la povertà. «Dobbiamo ragionare in questo modo: ci sono i poveri di prima che andavano dagli assistenti sociali e sono un bel numero, e poi c'è chi ha lavorato a febbraio e non ha preso la busta paga di marzo e dovrà prendere lo stipendio. Qui c'è una fetta di persone, almeno il 10%, che ha una giacenza media sul conto corrente di 300 euro come indicatore Isee. Una volta avevo una richiesta con un saldo di 30 euro mi sono chiesto: ma se questa persona dovrà fare una visita medica come farà? Siamo di fronte ad una guerra, una sanitaria e una economica che sarà ancora più grave». Tullio manifesta una sana fiducia per l'esito della riunione a cui ha partecipato nei giorni scorsi con il Comune di Latina e le parti sociali.
«C'era il clima ideale da parte di tutti per trovare una soluzione e in questo momento è fondamentale»
L'analisi
Coronavirus, la nuova emergenza a Latina adesso è la povertà
Latina - Parla Gabriele Tullio dell'Unione Artigiani: rischiano oltre 20mila lavoratori