Il primo ente a dover sperimentare l'aiuto pubblico al tempo del Coronavirus è stato l'Inps e sappiamo già che non è stata una passeggiata, anzi ancora adesso ci sono ritardi. E non è «colpa» della tecnologia forse nemmeno più della cosiddetta burocrazia.
La verità, brutale e prevedibile, è che le domande sono moltissime, molte più della catastrofica statistica che si era ipotizzata dal primo momento, quando si è parlato di paralisi totale dell'economia. I numeri, adesso, stanno lì a suffragare i timori iniziali.
I bonus da 600 euro per il mese di marzo dovevano essere accreditati tra il 15 e il 17 aprile ma non sono ancora arrivati tutti e si va avanti per data di spedizione delle domande.
Assai più complicata la situazione sul fronte delle domande per accedere alla cassa integrazione in deroga, anche queste vanno inoltrate all'Inps e si calcola che nonostante i numeri molto alti siamo ancora a metà delle istanze di autorizzazione.
Alla data del 16 aprile le domande di cig in deroga per tutto il Lazio erano 56.274 per 142.117 lavoratori di cui la maggioranza donne, oltre 75mila contro oltre 66mila uomini.
C'è in questo dato la radiografia dei settori più colpiti: i servizi, il commercio (non alimentare), la cura della persona dove il numero delle dipendenti è molto alto rispetto ai colleghi uomini.
Se si fa un'analisi del tipo di azienda che ha dovuto presentare la domanda di cassa in deroga emerse il dato sulla classe di aziende coinvolte: il 92,5% sono imprese con un organico fino a cinque dipendenti.