I primi colpi erano stati messi a segno la scorsa estate a Borgorose (provincia di Rieti), tra la fine del mese di agosto e l'inizio di settembre, quando alcuni soggetti residenti nel Comune di Aprilia, attraverso l'effrazione del cancello d'ingresso, si erano introdotti all'interno della sede di alcune aziende operanti nel settore edile, dalle quali, in pochi minuti, erano riusciti a sottrarre mezzi e attrezzature di ingente valore, come muletti, carrelli elevatori, macchine operatrici. 

I furti, apparentemente eseguiti in modo perfetto, avevano fruttato un bottino stimato in circa 100.000 euro ai malviventi, che si erano dileguati con i mezzi rubati, senza lasciare tracce.
I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Cittaducale, intervenuti sul posto per i primi rilievi, avviavano, da subito, una complessa indagine al fine di ricostruire l'accaduto. L'attività portava, da subito, a mettere a confronto i colpi messi a segno nel Reatino con una serie di numerosi analoghi furti perpetrati tra Marche e Lazio, e, più precisamente, nelle provincie di Ancona e Macerata, delineando, senza dubbio, l'esistenza di una squadra preparata e organizzata con un "modus operandi" pressoché fisso, rivolto a sottrarre mezzi pesanti e da lavoro, probabilmente da riciclare nel mercato clandestino del centro Italia. Colpi ingenti, che fruttavano alla banda, ogni volta, cifre importanti che variavano tra i 50.000 e i 150.000 euro.

Da queste prime ipotesi è seguito un preciso e laborioso lavoro di analisi, unito ad attività tecnica, che hanno, così, permesso, dopo pochi mesi, di individuare i componenti della squadra, i quali, dividendosi scrupolosamente i compiti e stando attenti a non lasciare tracce, avevano colpito ben 14 volte.
L'indagine ha dimostrato come i componenti della squadra si spostassero utilizzando telefoni "sporchi", non direttamente a loro collegabili e con una scrupolosa pianificazione dei furti. Eseguendo lunghi e mirati sopralluoghi, riuscivano a far perdere le tracce dei grossi mezzi sottratti, che venivano velocemente occultati in diversi depositi.
I primi concreti risultati dell'indagine si erano già ottenuti nella nottata del 7 gennaio scorso, a Fabriano (AN), quando la banda si era introdotta in un cantiere, asportando un grosso camion da lavoro, demolitori ed escavatori, per un valore di 200.000 euro. Ma, proprio al confine territorio, erano stati bloccati e arrestati dai Carabinieri di Cittaducale, già sulle loro tracce, unitamente ai colleghi della Compagnia Carabinieri di Civita Castellana.

L' ingente refurtiva, consistente in un grosso autocarro, martelli pneumatici, frese da scavatore e pinze demolitrici, era stata immediatamente restituita al proprietario dell'azienda, e tre soggetti, trovati in possesso di torce elettriche, tronchesi e radio trasmittenti accese e funzionanti, erano finiti in manette. Oggi, con la collaborazione dei Carabinieri di Latina, Anzio e Aprilia, sono state eseguite 6 Ordinanze di misura cautelare emesse dal GIP del Tribunale di Rieti; a finire in manette, nelle prime ore del mattino, per furto aggravato in concorso, sono stati L.V.M. classe ‘79, S.I. classe ‘56, S.S. classe ‘88 e E.G.C. classe ‘76, mentre altri due componenti della banda sono stati raggiunti dalla misura dell'Obbligo di dimora con presentazione quotidiana alla PG. Tutti di origine rumena e pregiudicati per reati contro il patrimonio, dovranno ora rispondere all'Autorità Giudiziaria sulla precisa e puntuale ricostruzione della loro attività delittuosa, fatta dai Carabinieri della Compagnia di Cittaducale.
Durante le operazioni, sono stati recuperati ben 6 autocarri, immediatamente restituiti ai legittimi proprietari, per un valore di circa 400.000 euro.