È consentito superare i confini comunali per effettuare acquisti, chiaramente rientranti nella casistica dei beni di necessità? Questo il quesito che in molti si stanno ponendo, specie tra i residenti dei paesi più piccoli, dopo l'entrata in vigore del nuovo Dpcm. In alcune regioni, come ad esempio il Veneto, sono stati forniti dei chiarimenti ad hoc. "Si può andare a fare la spesa fuori comune?".

Questa la domanda posta, cui segue la risposta: «Sì, pur sempre per ragioni e nei limiti della necessità, e cioè per recarsi presso un esercizio che offre prodotti e servizi che non si trovano nel Comune o anche a prezzi e condizioni più favorevoli». A patto, ovviamente, che non vengano imposte ulteriori restrizioni dalle Regioni. L'assunto si basa su quanto messo nero su bianco nel Dpcm del 26 aprile del 2020, che appunto elimina l'ambito comunale come delimitativo delle possibilità di spostamento per necessità. L'articolo 1 spiega che sono consentiti gli spostamenti motivati da comprovate esigenze (compresa la possibilità di incontrare i famosi "congiunti") a patto di rispettare il distanziamento sociale, di utilizzare le protezioni per le vie respiratorie (leggasi mascherine). Resta il divieto di spostarsi in Regioni diverse, salvo che per «comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute».

E nel Lazio? L'ordinanza emanata il 2 maggio non specifica alcunché sul punto. Fornisce infatti chiarimenti sulle concessioni con finalità-turistico ricreative, sulla cantieristica navale, su altre attività commerciali e sulle attività sportive (con spostamenti a livello provinciale). Non vengono forniti chiarimenti ulteriori sulla possibilità di fare acquisti di beni di prima necessità al di fuori dei confini comunali, ma neppure vengono espressi dei divieti.

Questa la base normativa. Tante, non essendoci state appunto comunicazioni ufficiali, le incertezze da parte degli utenti. Soprattutto tra i residenti dei Comuni più piccoli nei quali, magari, non sono presenti medie o grandi strutture di vendita o anche i discount. Non solo per ragioni di reperibilità di taluni prodotti, ma anche – come ha appunto chiarito il Veneto, anche per motivi economici legati alla necessità di risparmiare. Un'esigenza primaria per tantissime persone alla luce della crisi causata dal covid. Il Comune di San Felice sulla scorta di quanto previsto da Dpcm e dall'ordinanza regionale, ritiene possibili gli spostamenti in un altro Comune e chiarisce sul proprio sito: «Resta valida l'apertura di detti esercizi commerciali ed è consentito l'acquisto di detti beni fuori dal comune di residenza». Ovviamente con la necessaria autocertificazione. Certo è che un chiarimento nelle ormai arcinote Faq, come avvenuto per l'attività sportiva, consentirebbe ai cittadini di uscire dal limbo dell'incertezza.