Il fatto
18.12.2025 - 21:30
Migliaia di agricoltori sono scesi in piazza a Bruxelles per protestare contro le politiche agricole dell’Unione Europea e, in particolare, contro la linea della Commissione guidata da Ursula Von der Leyen. Al centro della mobilitazione il taglio delle risorse della Politica agricola comune (Pac) e la prospettiva di un Fondo unico agricolo, giudicati un attacco diretto alla sovranità alimentare europea e al futuro delle imprese agricole.
«Non è questa l’Europa che vogliamo», è stato il messaggio scandito dai manifestanti, che denunciano un’Unione sempre più lontana dai cittadini e dai territori. Secondo Coldiretti, la riduzione del 25% dei fondi Pac – pari a 9 miliardi di euro per l’Italia e 90 miliardi a livello Ue – rischia di mettere in ginocchio un settore strategico, proprio mentre altre potenze mondiali investono sull’agricoltura come leva economica e geopolitica.Sui cartelli esposti in piazza slogan duri: “Affamate chi vi sfama”, “Fuori i tecnocrati dall’Europa”, “A Bruxelles si taglia, nei campi si chiude”. Il presidente Ettore Prandini ha ribadito che il cibo è una risorsa strategica globale e che l’Europa, tagliando gli investimenti, favorisce le importazioni da Paesi extra Ue privi degli stessi standard ambientali e sociali. Il segretario generale Vincenzo Gesmundo ha chiesto «un’Europa diversa, meno ideologica e più vicina ai problemi reali». Sulla stessa linea il presidente provinciale di Coldiretti Daniele Pili secondo il quale “la nostra voce è alta in difesa degli agricoltori e delle produzioni del made in Italy, messe a rischio da politiche che stanno indebolendo il mondo dell’agricoltura e penalizzano in particolare il nostro paese”.
Alla protesta era presente anche Confagricoltura. «Le scelte europee rischiano di penalizzare anche il settore agricolo pontino», hanno dichiarato il presidente di Confagricoltura Latina Luigi Niccolini e il direttore Mauro D’Arcangeli, sottolineando come "le disponibilità di bilancio per le imprese agricole sono sempre più ridotte e le scelte che si stanno delineando a livello europeo rischiano di penalizzare un settore già fortemente sotto pressione. È una preoccupazione che riguarda tutti, anche il territorio pontino, dove migliaia di imprese e lavoratori dell’agricoltura rappresentano un presidio economico, sociale e occupazionale fondamentale".
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