Il caso
09.05.2024 - 12:43
Rimuovere “tratti” di spiaggia per trasferirli altrove: si può fare? È questa la domanda che, più di qualcuno, si sta facendo in questi giorni a Serapo, dove una ruspa è in azione per prelevare sabbia da una duna.
Tra chi denuncia il fatto c’è il consigliere Franco D’Amante, che accende i riflettori anche sui danni causati alla flora locale, al giglio marino per l’esattezza, «specie caratteristica di habitat tutelati e contribuisce alla formazione delle dune litoranee pertanto è specie protetta dalle direttive Europee». A Gaeta, invece, «su richiesta di un privato le dune con i gigli marini vengono sbancate con grandi mezzi da cava con cingoli in ferro e la sabbia prelevata viene utilizzata e trasportata a ovest «per ripascimento e risagomatura della linea di costa». La richiesta in oggetto è stata presentata il 24 aprile e il 3 maggio è stata rilasciata un’autorizzazione, «in soli 10 giorni festivi compresi», precisa il consigliere, sottolineando come «leggendo l’autorizzazione pubblicata all’albo Pretorio On-Line e guardando il grafico allegato dall'autorizzazione qualcosa non torna, ma sicuramente l’assessore al demanio Martone saprà dare tutte le spiegazioni».
«Come nell’orto di casa, spostiamo del terriccio da una parte all’altra per livellare il terreno, lo stesso possiamo fare con la spiaggia»: così esordisce invece l’associazione La Barba di Giove, a firma di Beniamino Gallinaro. «È questa la logica folle che sta dietro l’autorizzazione concessa dall’amministrazione comunale al cosiddetto ripascimento: livellare un tratto di spiaggia prendendo la sabbia da un altro tratto». Come spiegato dall’associazione, «l’amministrazione ha autorizzato un intervento che ha causato uno sbancamento di una duna per un’operazione cosiddetta di ripascimento che durerà lo spazio di un mattino».
«Bene hanno fatto i consiglieri di opposizione a denunciare l’accaduto - conclude l’associazione - ma un attore fondamentale della vicenda rimane sullo sfondo. La spiaggia di Serapo è inserita nella Zona Speciale di Conservazione denominata “Costa rocciosa tra Sperlonga e Gaeta” e tale zona è gestita dall’Ente di Gestione dei Parchi della Riviera di Ulisse. Ogni intervento che deve essere realizzato in un’area della Zona Speciale di Conservazione ha necessità di una specifica autorizzazione chiamata Valutazione di Incidenza atta a verificare che tale intervento sia in linea con le politiche di conservazione dell’area. In questo caso sicuramente si sarebbe almeno dovuto attivare, prima di qualsiasi intervento, la prima fase della Valutazione di incidenza denominata “Procedura di valutazione di incidenza in Screening specifico” che è delegata all’Ente gestore della Zona Speciale di Conservazione, l’Ente Parco. È stata attivata tale procedura? L’Ente Parco non ha niente da dire in proposito?»
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