Politica
15.05.2024 - 15:15
Nicola Procaccini (Fdi)
«Il centrodestra unito è garanzia di buon governo e serietà. Auspico sia così in Europa dopo il voto. Ma sarebbe opportuno lo fosse anche a livello locale, sempre. Mentre in Provincia di Latina assisto a situazioni che sono inaccettabili». Nicola Procaccini, europarlamentare uscente e candidato alle elezioni dell’8 e 9 giugno prossimi, non si nasconde e prende di petto quanto accaduto in Consiglio provinciale, dove Forza Italia ha creato assieme a Pd e civiche una maggioranza relegando i consiglieri di Fratelli d’Italia e Lega all’opposizione.
Onorevole Procaccini, il centrodestra punta a esportare in Europa il modello vincente del Governo Meloni. Eppure a livello locale le cose vanno diversamente. Cosa ne pensa?
«Trovo inaccettabile quanto accaduto in provincia di Latina, perché viene meno l’ancoraggio valoriale della politica. Forza Italia ha deciso di costruire una maggioranza con Partito democratico e altre civiche di sinistra, preferendole al centrodestra. Penso sia incomprensibile questo atteggiamento. Era già accaduto con la scelta del consiglio di amministrazione di Acqualatina, dove il centrodestra è riuscito comunque a metterci una pezza, anche se pure in quella occasione Forza Italia ha scelto di schierarsi con il Pd. Guardi non è una questione di maggioranza o minoranza. Noi siamo stati per anni all’opposizione, non ci spaventa. Il punto è la coerenza. La forza del centrodestra in Italia è che dal 1993 a oggi, pur cambiando magari i nomi dei partiti, la sostanza è rimasta quella di una coalizione solida, sempre la stessa. Quanto accade nella nostra provincia è una sconfitta per tutti».
Perché secondo lei accade questo?
«Non saprei. Io so solo che noi vogliamo essere quelli che prendono i voti per fare politica, non quelli che fanno politica per prendere i voti, per il consenso. Tra un anno, se va in porto la riforma in itinere in Parlamento, le Province compresa quella di Latina, tornano al voto facendo esprimere i cittadini. E noi come ci arriviamo alla metà? Divisi? Spero proprio di no».
In Europa, tra un mese, le cose andranno diversamente? Ci sarà un centrodestra compatto?
«E’ quel che auspico. In queste elezioni l’Italia è forse l’unico paese a presentarsi con un Governo nazionale solido, compatto, che non subirà scossoni a prescindere dall’esito del voto dell’8 e 9 giugno. Abbiamo indicatori macroeconomici positivi e ci sono tutte le condizioni per dare al Paese altri quattro anni di buon governo. Le Europee sono il nostro mid term: e secondo me il Governo Meloni uscirà rafforzato e con esso la coalizione che lo sostiene».
Cinque anni fa, oggi, lei girava il collegio Italia Centrale alla ricerca dei voti per essere eletto certo, ma anche per garantire al partito il raggiungimento del quorum del 4%. Oggi sembra passata un’era geologica.
«Sicuramente è cambiato l’approccio, non abbiamo più l’assillo di raggiungere la soglia di sbarramento. Mi lasci dire però che quel 2019, quelle elezioni, furono la genesi del boom di Fratelli d’Italia. Aver superato quello scoglio ci ha portati a quel che siamo oggi. In questa campagna elettorale stiamo spiegando ai cittadini che è possibile un modello di Europa diverso da quello attuale».
In cosa consiste?
«Un’Europa non federale ma confederale, dove gli stati sono uniti su poche ma importanti questioni, ma per il resto sono nazioni autonome e sovrane. Fino a oggi l’Europa è stata quella che ha preteso di dirci come gestire le nostre spiagge, cosa dovessimo mangiare, entro quando dovremmo cambiare le nostre auto. Noi proponiamo un’Europa che si concentri sulla politica estera comune, che lavori al sogno della destra italiana, quello di un esercito unico europeo. Anche le spese militari noi pensiamo debbano essere comuni: i paesi dell’Ue spenderemo meno singolarmente ma la somma darebbe molte più risorse di quelle attuali. Che sia unita nel mercato e nelle politiche che lo regolano, difendendo l’Unione dalla concorrenza sleale dei paesi esteri, come la Cina. L’Europa deve difendere i suoi confini e dunque implementare Frontex. Insomma, proponiamo un’Europa che è l’esatto opposto di quella che ci hanno mostrato negli anni le politiche della sinistra».
Ha citato il caso spiagge. Come si esce dal cul de sac della direttiva Bolkestein?
«In questo momento sono in corso delle importanti interlocuzioni a Bruxelles per trovare una via d’uscita. Io penso che bisogna evitare a tutti i costi che lo Stato finisca per confiscare i beni demaniali. Sarebbe un fallimento. L’Italia, a cui si sono affiancati altri paese dell’area mediterranea, sta provando a far capire che il concetto del bene scarso non esiste e dunque a promuovere la mappatura effettuata. Vede la gestione delle spiagge è l’esempio perfetto di quanto dicevo prima: la nostra Europa è quella che lascia liberi i singoli stati di gestire un tema come quello del demanio marittimo in modo autonomo perché è assurdo applicare una direttiva unica a paesi diversi. Le nostre spiagge o quelle spagnole e portoghesi non possono essere equiparate a quelle della Finlandia o della Norvegia. Faremo di tutto per tutelare chi per anni ha investito e creduto nello sviluppo dell’economia del nostro litorale».
Un altro tema su cui nei prossimi anni ci sarà da dibattere è quello della transizione energetica, in particolare con riferimento all’automotive. Voi considerate la transizione all’elettrico un favore alla Cina. Perché?
«E’ una certezza che sia un favore alla Cina. Sono i maggiori produttori di componentistica e tra l’altro lo fanno con processi che causano un livello enorme di inquinamento. Ne ho parlato nello spettacolo teatrale che ho portato nelle province del Lazio per raccontare questi cinque anni tra Bruxelles e Strasburgo. Noi ci siamo opposti con forza alle scelte Europee di questi anni e ancora non capisco come sia possibile che l’Ue abbia chiuso la porta ai biocarburanti, ad esempio, che darebbero modo ai motori termici di proseguire ad essere prodotti. La nostra proposta è che l’Europa lasci liberi i singoli stati di scegliere come arrivare all’obiettivo di zero emissioni di CO2. Ci sarà chi vorrà favorire l’elettrico ma potrà esserci anche chi preferisce dare spazio ai biocarburanti. Proprio in questi giorni ho effettuato una visita ad un’azienda di Latina, la Ilsap, che è tra i leader nella produzione di biocarburanti. Nemmeno lo sapevo che fossero in questo nostro territorio. L’Europa che vogliamo è quella che si pone obiettivi e lascia i vari stati liberi di raggiungerli nel modo che ognuno ritiene più opportuno. Se il centrodestra riuscirà a governare il nuovo europarlamento, forse qualcosa cambierà davvero».
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