Il fatto
28.05.2024 - 11:00
Ricatti, foto, minacce, botte e ritorsioni. «Era una cosa disumana, le avevo anche detto di fare una denuncia ma era terrorizzata e quando stavamo per entrare in caserma per la paura tornava indietro». E’ la drammatica testimonianza di una amica di una donna di 59 anni, vittima di stalking e revenge porn.
I fatti sono avvenuti vicino Latina e risalgono al 2011. Il processo a causa di una serie di rinvii è ancora in corso e quasi di sicuro per la sentenza ci vorrà il 2025. «Sono passati tanti anni, ricordo che per me è stato un periodo bruttissimo», ha detto con la voce rotta dall’emozione la vittima degli atti persecutori.
Sono state molto toccanti le due testimonianze nell’udienza che si è svolta ieri pomeriggio davanti al giudice monocratico Enrica Villani.
Oltre alla parte offesa ha deposto anche un’amica con cui la donna spesso si sfogava e a cui raccontava quello che accadeva. Sul banco degli imputati c’è un uomo di origine cubana di 59 anni, accusato di atti persecutori. «Sollecitavo di fare una denuncia alla mia amica - ha detto la testimone - l’ho vista con un occhio pesto, aveva quasi perso la vista. Io per lei rappresentavo una fonte di sfogo e mi raccontava quello che succedeva. L’ho accompagnata diverse volte dai Carabinieri ma prima di entrare in caserma ad un certo punto la paura prevaleva su tutto e non denunciava, tornava indietro. Una volta ho visto che la mia amica aveva dei segni sul collo. Infine quando veniva a casa mia doveva trovare una scusa con lui. Usciva per andare a comprare i sigari e il ruhm. Lei era soggiogata, lo manteneva e anche quando si è trasferita a Roma lui si è fatto vivo e si è dovuta tutelare perchè entrava dentro casa sua come se nulla fosse».
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