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Il caso

Soccorso sanitario, nuovi tagli in vista. Allarme occupazione

L’azienda regionale Ares 118 sta lavorando per riprendere la gestione delle ambulanze, ma i posti di lavoro sono a rischio

Cade da un ponteggioFerito un sessantenne

Sono sempre più critiche le prospettive occupazionali per gli autisti e i barellieri impiegati per le imprese che gestiscono il pronto intervento sanitario e presto dovranno lasciare il posto all’azienda regionale Ares 118, ormai in procinto di riprendere il controllo diretto della gestione delle ambulanza. Tra i conducenti dei mezzi di soccorso infatti più di qualcuno non ha maturato l’anzianità di cinque anni prevista dal bando per l’assunzione degli autisti da parte del servizio sanitario regionale, sebbene possa vantare un’esperienza decennale, solo perché nel corso del tempo ha cambiato mansione, ma soprattutto non ci sono garanzie per gli attuali impiegati che svolgono la funzione di soccorritori non qualificato, ovvero barelliere, tra i quali c’è persino qualche ex autista.

Come se non bastasse, in occasione della recente audizione in Regione Lazio, dei sindacati maggioritari due non si sono proprio presentati, mentre un altro si è detto contrario a rivedere i termini di assunzione. Questo in un contesto che vede la politica locale, tranne qualche rara eccezione, del tutto disinteressata dalle sorti di chi finora ha garantito un servizio essenziale come quello dell’emergenza sanitaria e tra qualche mese rischia di restare senza lavoro perché non rientra nei piani di assunzione del servizio sanitario laziale.

Ma soprattutto gli amministratori nostrani stanno permettendo che il servizio del soccorso sanitario venga ridotto, a discapito dell’offerta resa ai cittadini: i barellieri rischiano di restare senza lavoro perché l’Ares 118, riassorbendo gradualmente la gestione delle ambulanze, ha ridotto il numero dei lavoratori impiegati a bordo, passando da tre a due. Un taglio non previsto, che in altre regioni non è stato contemplato, perché non può trovare giustificazione nella necessità di ridurre i costi del servizio, a fronte infatti delle difficoltà che questa scelta comporta, visto che la maggior parte delle tecniche di soccorso richiede almeno tre soccorritori anche e soprattutto alla luce dei carichi di peso che ogni operatore può sostenere, minori per le donne rispetto agli uomini, non potendo impiegare persone non qualificate nel soccorso come i familiari dei pazienti, senza dimenticare tutte le altre pratiche previste prima del trasporto in ospedale.

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