Il caso
29.08.2024 - 16:22
La piccola pesca è stata colpita e affondata dai predatori, tra cui il granchio blu, definito tra gli addetti ai lavori, il killer dei mari. Lo affermano in una nota congiunta Erminio Di Nora (Unci agroalimentare), Gennaro Scognamiglio (presidente nazionale Unci Agroalimentare) e i pescatori del Golfo, che lanciano il grido d’allarme riguardo il futuro degli operatori della pesca costretti a vendere. “Il granchio blu- si legge nel documento- si conferma il killer dei mari- in quanto sta devastando gli allevamenti di vongole e di cozze e facendo piazza pulita anche di ostriche, telline, altri crostacei e pesci come sogliole e cefali. Una minaccia mortale per un settore, quello dell’acquacoltura, che è uno dei fiori all’occhiello della pesca made in Italy, con un valore della produzione di circa mezzo miliardo di euro. A Formia, Minturno, Gaeta, San Felice Circeo, Sabaudia e così nei laghi costieri pontini, i granchi blu, accompagnati dai delfini, distruggono reti e risalendole, predano ogni piccolo pesce, tagliando nel contempo le reti con ingenti danni in particolare alla piccola pesca. I pescatori hanno più volte sollevato il problema invitando Regione e altri enti e associazioni a partecipare alle uscite in mare ma evidentemente ci si ricorda della pesca professionale solo in campagna elettorale. Nel corso del 2023- continua il documento- si è riprodotto in modo esagerato e ha portato alla distruzione dell’80% della produzione di vongole, il cui costo è salito alle stelle. Gli esemplari di granchio sono migliaia e sono anche di taglia molto piccola. Ciò fa sì che tutti i pescatori che si erano attivati per proteggere i propri impianti con delle recinzioni fatte da una maglia di circa cinque millimetri, devono trovare un’atra soluzione in quanto i granchi più piccoli riescono a fuoriuscire. A partire dalla primavera 2023 e tutt’oggi, sia nel versante veneto che in quello emiliano, la produzione di vongole è stata praticamente azzerata, con il predatore in grado di frantumare letteralmente i gusci dopo averli tirati fuori dalla sabbia dei fondali. Per far ripartire la produzione c’è bisogno di risorse per acquistare i semi che, oltre ad essere rari, hanno anche un costo molto alto. Inoltre, si può procedere con una riproduzione artificiale in incubatoi, ma anche in questo caso per far ripartire degli impianti, fino ad oggi in disuso, servono delle cospicue e adeguate risorse. Noi del Compartimento Marittimo di Gaeta- si conclude il comunicato dell’Unci agroalimentare e dei pescatori locali- abbiamo portato in evidenza il problema fin dall’inizio. Oggi che siamo giunti all’estinzione non ci resta che vendere anche perché il Ministero e/o la UE non ci ha inserito nel piano di arresto definitivo e demolizioni.”
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