Il fatto
30.09.2024 - 09:25
I giudici della quinta sezione civile della Corte d’Appello hanno depositato le motivazioni della sentenza del Gratta e Vinci conteso. La metà della vincita (250mila euro), sotto sequestro dal 2009, andrà alla ragazza che aveva presentato ricorso e che è stato accolto. In dieci pagine i giudici ricostruiscono i fatti che partono dall’acquisto nella tabaccheria di via Filzi a Latina del Gratta e Vinci. «Le due ragazze si erano accordate per l’acquisto congiunto - scrivono i giudici D’Avino, Serafin, Gozzer - del biglietto, come confermato dai titolari della tabaccheria che aveva riferito che S.N., aveva detto all’amica: “stecchiamoci un Gratta e Vinci” e che l’amica aveva risposto - rivolgendosi al tabaccaio - “ok allora dacci un Gratta e Vinci da 5”.
Il biglietto era stato consegnato a S.N., le giovani, dopo essere uscite dal locale per grattare il biglietto erano rientrate urlando, avevano constatato di avere vinto». I giudici mettono in rilievo un punto. «E’ pacifico che il biglietto vincente è rimasto nella disponibilità dei resistenti che hanno poi versato l’importo di 500mila euro sul conto corrente cointestato aperto appositamente e hanno rifiutato di consegnare alla ricorrente la metà dell’importo». A distanza di quasi 16 anni dai fatti si è arrivati in Corte d’Appello e i giudici hanno dato ragione a S.N. «Appare provata la contitolarità del biglietto a entrambe le ragazze e il diritto nei confronti di S.N., di ottenere la restituzione della somma di 250mila euro indebitamente trattenuta dall’amica e dai suoi genitori».
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