Il caso
02.11.2024 - 11:30
Ha prodotto un’appendice investigativa, che ha fatto scattare il sequestro preventivo di due importanti imprese edili da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, la tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso che la scorsa estate aveva portato all’arresto per Ferdinando Di Silvio detto Gianni Zagaglia, per i due soggetti che lo avevano spalleggiato, ossia un imprenditore siciliano ex affiliato di una cosca mafiosa e un romano con legami importanti nella malavita capitolina, e per la donna che gli aveva commissionato la ritorsione nel tentativo di recuperare la casa finita all’asta, che poi è la cognata di uno dei basisti dell’omicidio del boss Gaetano Marino detto McKey o moncherino, ucciso a colpi di pistola dodici anni fa sul lungomare di Terracina nel pieno della faida di camorra all’interno degli scissionisti di Secondigliano.
Dopo l’applicazione delle misure cautelari gli investigatori della Squadra Mobile del vice questore Gugliemo Battisti hanno continuato a monitorare gli indagati, scoprendo che il siciliano Ignazio Gargliardo era il dominus di due società romane gestite attraverso dei prestanome, col chiaro intento di aggirare le misure di prevenzione per i suoi legami passati con la malavita organizzata agrigentina. A tradirlo ora è stato il supporto che avrebbe fornito al fratello di Armando “Lallà” Di Silvio per intimorire l’uomo che aveva acquistato all’incanto un immobile nel quartiere Campo Boario, quartier generale della famiglia di origini rom.
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