Il fatto
14.11.2024 - 12:56
Ultimo atto in Tribunale nei giorni scorsi - davanti al giudice monocratico Paolo Romano - del processo che vedeva imputate quattro persone, tutte originarie di Anzio, accusate di furto aggravato nel Lago di Fogliano. L’indagine molto complessa, era scattata a seguito di diverse segnalazioni pervenute ai Carabinieri della Forestale. Gli imputati avevano portato via 200 chili di pesce tra sogliole, spigole, saraghi, cefali e orate. Gli imputati hanno tra i 36 e i 57 anni. Secondo l’accusa: «Si sono impossessati del pesce sottraendolo dallo specchio d’acqua - aveva osservato il pubblico ministero Valerio De Luca nel capo di imputazione - di proprietà demaniale ed appartenente al Parco Nazionale del Circeo». La Procura aveva contestato l’aggravante di aver commesso il fatto perchè il gruppo era composto da più di tre persone e i beni erano esposti alla pubblica fede. In base agli accertamenti - condotti dal personale dei Carabinieri della Forestale della Stazione di Fogliano - la banda aveva utilizzato per la cattura una rete di circa 200 metri. I fatti diventati materia del processo sono avvenuti sotto il periodo di Natale del 2020 quando i quattro uomini erano stati sorpresi in flagranza di reato all’ alba, durante un mirato servizio di controllo del territorio degli investigatori della Forestale, a tutela dell’area.
L’altro giorno in aula è stata accolta la tesi della difesa degli avvocati Stefano Perotti, Valerio Righi, Francesco Scotto, Maurizio Useli e Roberto D’Arcangelo. Non doversi procedere per mancanza di querela del Parco Nazionale del Circeo. Gli imputati alla fine sono stati condannati a quattro mesi, pena sospesa e non menzione, per l’utilizzo di una rete da pesca illegale.
La pubblica accusa aveva chiesto la condanna a sei mesi. Spigole e orate erano destinate - secondo gli investigatori - anche sulle tavole di alcuni ristoranti. Secondo l’ipotesi investigativa i quattro imputati si erano organizzati per arrivare a Fogliano. Dagli accertamenti inoltre era emerso che il pesce sarebbe finito sul mercato parallelo. In un’altra circostanza invece erano stati identificati e denunciati alcuni pescatori di frodo in questo caso provenienti dalla Campania.
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