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Il caso

Allarme sanitario per il pollificio: oltre un quarto delle 80.000 galline sparite sono date per morte

L'allevatore dichiara di averne vendute meno di 60.000 e le statistiche sulla morìa sono sospette. Verifiche dell'Asl sulle cause e sullo smaltimento dei capi

Allarme sanitario per il pollificio: oltre un quarto delle 80.000 galline sparite sono date per morte

Non tornano i conti sulle galline sparite dal pollificio di Borgo Bainsizza, sotto sequestro da oltre un anno insieme agli animali. Anzi, le cifre dichiarate dall’allevatore hanno fatto scattare l’allarme sanitario e le verifiche da parte dell’Asl di Latina, informata dalla Polizia Locale che ha scoperto nei giorni scorsi l’insolito ammanco, finendo per denunciare l’amministratore dell’azienda avicola per la violazione aggravata dei sigilli. Proprio così, perché degli oltre 80.000 capi spariti in poco tempo, il titolare della società ha dichiarato di averne venduti solo una parte ai fini della macellazione, mentre tutti gli altri, più di un quarto del totale, sarebbero morti: una statistica anomala, di quelle che solitamente rivelano la presenza di focolai epidemici e soprattutto richiedono procedure di smaltimento che dovrebbero coinvolgere l’autorità sanitaria.


La scoperta della sottrazione illecita delle galline sotto sequestro e l’anomalia sulla fine che hanno fatto, sono emerse nel corso dei controlli avviati dal Nucleo di Polizia Ambientale della Polizia Locale per verificare lo stato di conservazione dell’azienda avicola di strada del Bufalotto, nell’ambito dell’inchiesta che aveva portato al sequestro del pollificio alla fine del settembre dello scorso anno, oltretutto il secondo, a distanza di otto anni dai primi sigilli. Sostanzialmente la società, dedita all’allevamento delle galline per la produzione di uova, aveva avviato l’attività senza i necessari titoli autorizzativi, ovvero traendo in inganno la Regione Lazio che stava valutando l’emissione del provvedimento autorizzativo unico regionale. Quindi successivamente ai sigilli, l’azienda avrebbe dovuto trovare una soluzione per le oltre 80.000 galline finite sotto sequestro insieme al pollificio, ma lo ha fatto senza chiedere né attendere l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria.

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