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Omicidio Moro: condanne ridotte a 15 anni per Grenga e Macu Ciarelli. Confermate le assoluzioni

La sentenza emessa oggi a Roma. È caduta l'aggravante del metodo mafioso

Omicidio Moro: condanne ridotte a 15 anni per Grenga e Macu Ciarelli. Confermate le assoluzioni

Due condanne con pene ridotte a 15 anni e quattro mesi (rispetto ai 20 di primo grado) due assoluzioni confermate, caduta l'aggravante mafiosa . È la sentenza emessa dai giudici della prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Roma per l'omicidio di Massimiliano Moro, ucciso a colpi di pistola la sera del 25 gennaio del 2010 nel suo appartamento di Largo Cesti a Latina. Respinto dai giudici il ricorso presentato dai magistrati della Dda. Confermate - come in primo grado - le assoluzioni per Antongiorgio Ciarelli e Ferdinando detto Pupetto Di Silvio, erano difesi dagli avvocati Alessandro Farau e Emilio Siviero. Per Simone Grenga ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio e per Ferdinando Ciarelli detto Macu la pena, rispetto alla condanna di primo grado è stata ridotta a 15 anni e 4 mesi. Sono difesi rispettivamente dagli avvocati Massimo Frisetti, Marco Nardecchia, Italo Montini.

È caduta l'aggravante del metodo mafioso. La sentenza è stata emessa oggi dopo gli ultimi interventi del collegio difensivo. Erano stati i pm della Dda Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri a impugnare la sentenza emessa dalla Corte d'Assise di Latina il 24 marzo del 2024. La Dda aveva chiesto il riconoscimento della premeditazione. Lo scorso dicembre il Procuratore Generale nel processo d'Appello aveva chiesto di condannare all'ergastolo Grenga e Ferdinando Macu Ciarelli e aveva chiesto la pena di 30 anni per Ferdinando Pupetto Di Silvio e Antongiorgio Ciarelli.

Nel corso delle arringhe le difese hanno messo in rilievo l'inattendibilità del racconto dei collaboratori di giustizia. Inoltre hanno sostenuto che l'associazione non è di natura mafiosa e che al momento dell'omicidio il sodalizio non esisteva. Al termine della camera di consiglio il presidente della Corte d'Assise d'Appello di Roma Vincenzo Gaetano Capozza, ha letto il dispositivo: due condanne con pene ridotte e due assoluzioni.

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