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Il fatto

Tentata rapina per un pezzo di pancetta, nuovo processo

La Cassazione ha accolto il ricorso dell’impuntato. Il fatto era avvenuto ormai quasi dieci anni fa

Tentata rapina per un pezzo di pancetta, nuovo processo

A distanza di quasi dieci anni dal fatto che costò l’arresto per Sabino Cameli, ora sessantenne, la Suprema Corte di Cassazione ha disposto che venga celebrato un nuovo processo davanti ai giudici della Corte d’Appello di Roma per la tentata rapina consumata in un supermercato della città, accogliendo in parte il ricorso dell’imputato, riconoscendogli la possibilità di applicare la “diminuente” introdotta da una recente sentenza della Corte Costituzionale.

L’uomo infatti era finito in manette perché dopo avere cercato di rubare una confezione di pancetta dal banco frigo del supermercato, era stato bloccato dall’addetto alla vigilanza dell’attività commerciale, contro il quale reagiva minacciandolo e afferrandolo per il collo, tanto da richiedere poi le cure dei medici. Fatto sta che l’autore del tentativo di rapina non si era allontanato, ma era rimasto nei pressi dell’ingresso ed era stato bloccato dai poliziotti intervenuti.

In seguito Cameli era stato condannato a un anno di reclusione, pena confermata anche dalla Corte d’Appello, ma si è visto riconoscere la possibilità di sfruttare la “diminuente” ossia lo sconto, non superiore a un terzo, in base alle circostanze e alle modalità del fatto, come nel caso in cui «per la particolare tenuità del danno o del pericolo, il fatto risulti di lieve entità». Quindi la Cassazione ha annullato la decisione di secondo grado, limitatamente all’applicabilità della sentenza della Corte costituzionale, disponendo un nuovo giudizio d’Appello.

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