Il fatto
08.03.2025 - 17:00
Forse è una delle dimore storiche sul mare che meglio rappresentano la Formia turistica, il Grand Hotel Fagiano da qualche giorno in vendita sul sito di una nota agenzia immobiliare nazionale, al prezzo di dieci milioni di euro. L’annuncio, anche solo a guardarlo, fa molto effetto, perché da decenni quella struttura incarna l’essenza della tradizione recettiva del sud pontino e la sensazione che rimanda è che si stia perdendo un pezzo di cultura, oltre che un hotel di lunga conduzione familiare. La titolare, Carla Celletti, appartiene alla omonima e storica famiglia di albergatori della città, negli anni 80 è stata definita il simbolo dell’imprenditoria femminile nel settore alberghiero e nel turismo in generale.
Secondo la scheda tecnica l’hotel è «articolato in cinque piani per quasi 4400 metri quadrati, dispone di 54 camere, di un ristorante, di una panoramicissima vista mare di quasi 800 metri quadrati, di una spiaggia privata, di un campo da tennis e di un ampio parcheggio a poco meno di due chilometri dal centro urbano della città». La notizia coglie di sorpresa l’economia di Formia che, pure, sta puntando in questi ultimi mesi alla bandiera blu con una serie di investimenti pubblici in piste ciclabili e strutture volte a migliorare la sostenibilità del lungomare. Evidentemente non è stato sufficiente a convincere gli storici gestori a restare sul mercato e a continuare a investire nel turismo. La struttura ha peraltro una sua storia illustre, lo stabile è figlio del progetto dell’ingegnere Amedeo Bordiga, tra i fondatori del Partito Comunista Italiano nel congresso che si tenne a Livorno nel 1921. Napoletano di nascita e formiano di adozione, sposò Ortensia De Meo da cui ebbe due figli; lei morì nel 1955 e dieci anni più tardi Bordiga sposò la sorella di Otensia, Antonietta, con cui visse fino alla morte, avvenuta a Formia nel 1970. Bordiga aveva collaborato al Piano Regolatore di Napoli; espulso dall'Ordine degli Ingegneri nel 1940, doveva far firmare i progetti ad un suo amico. Progettò il Fagiano, prevedendo nei sotterranei anche un rifugio antiaereo. Alcune tavole sono esposte ancora oggi lungo il corridoio del terzo piano del Comune (Settore lavori pubblici); suo anche il progetto del fabbricato posto all’angolo tra via Tullia e via Emanuele Filiberto. Giuseppe De Meo, suo cognato e committente del Fagiano era stato alcuni anni a Londra dove aveva fondato un circolo rinomato che si chiamava «Il Fagiano», appunto e l'albergo richiamava quel nome.
La città gli ha dedicato una strada e porta il suo nome una fondazione che ancora oggi conduce attività culturali. Il vero simbolo della professione tecnica, tuttavia, resta proprio Il Fagiano, un hotel pensato, immaginato e poi vissuto seguendo le tracce di un turismo «altro», lento, familiare, delle estati lunghe e relativi soggiorni al mare, di una Formia che va scomparendo quasi quanto la flotta dei pescherecci, altro baluardo identitario di questo territorio. Adesso molti occhi sono già puntati su chi potrà acquistare l’albergo e con quali politiche di ripresa e rilancio. Il settore a Formia ha attraversato una profonda crisi e due strutture sono finite all’asta, il Bajamar poi venduto nel 2023, e l’Appia Grand Hotel ancora sotto incanto.
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