Giudiziaria
10.03.2025 - 08:45
Pietro Ialongo «quando comprende che il 3/5/2022 la De Cesare si sarebbe allontanata dall’abitazione e, verosimilmente, non sarebbe più tornata con lui, decide consapevolmente e con lucidità di uccidere la vittima, senza poi mostrare alcuna effettiva resipiscenza, come se il tragico epilogo fosse in qualche modo addebitabile al comportamento della ragazza».
È quanto emerge dalle motivazioni della I Corte d’assise d’appello di Roma, che ha confermato la condanna a 24 anni di reclusione per l’omicidio di Romina De Cesare, avvenuto il 3 maggio 2022 a Frosinone. I giudici sottolineano che il delitto è stato commesso con estrema violenza e premeditazione, subito dopo il rientro a casa della vittima. Le indagini hanno evidenziato il comportamento ossessivo e persecutorio di Ialongo, che non accettava la fine della relazione e che, la notte del delitto, l’ha colpita con 14 coltellate.
La Corte ha ritenuto pienamente valida la capacità di intendere e di volere dell’imputato, respingendo eventuali attenuanti legate a problemi di salute. Inoltre, ha confermato la presenza delle aggravanti della convivenza e degli atti persecutori. Dopo il delitto, Ialongo ha cercato di cancellare le tracce e si è allontanato, venendo fermato il giorno seguente a Sabaudia. La sentenza ribadisce la responsabilità dell’imputato e la correttezza della condanna inflitta in primo grado.
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