Il caso
17.03.2025 - 09:30
Sono trascorsi esattamente 16 anni e otto giorni. Era la mattina del 9 marzo del 2009 quando in una tabaccheria di via Fabio Filzi, a due passi da piazza Dante in centro a Latina, due giovani amiche avevano vinto mezzo milione di euro giocando al Gratta e vinci. Dal sogno di provare a tentare la fortuna, alla pioggia di soldi che sono arrivati in un attimo il passo era stato brevissimo. Questione di secondi. Sedici anni dopo siamo ancora qui.
Le due amiche sono diventate ex amiche e su quel Gratta e vinci è nato un braccio di ferro infinito e ora finito in Tribunale: dal processo penale, dove i reati sono stati dichiarati prescritti a quello civile. Era stato l’allora pubblico ministero Chiara Riva a contestare il reato di appropriazione indebita e a disporre il sequestro di una parte della somma di denaro: esattamente la metà. Nel processo civile lo scorso settembre è stata messa la parola fine. Nei giorni scorsi in Tribunale a Latina una ragazza che reclamava una parte della vincita, assistita dagli avvocati Giugliano, Scarchilli e Maggiore ha chiesto il dissequestro dei 250mila euro. Sarà il giudice Maro La Rosa che dovrà decidere ed è in riserva in merito alla richiesta di togliere i sigilli al tesoretto che è sotto chiave da 16 anni.
E’ l’ultimo capitolo della vicenda che potrebbe concludersi definitivamente nei prossimi giorni. La sentenza della quinta sezione civile della Corte d’Appello di Roma era diventata definitiva dopo un iter giudiziario lungo e tortuoso. Tutto fermo o quasi in aul dal 2018 al 2023 per cambi di giudici ma anche per l’ emergenza Covid e difetti di notifica fino all’udienza che si era conclusa nel 2024. «Le due ragazze si erano accordate per l’acquisto congiunto - avevano scritto i giudici D’Avino, Serafin, Gozzer nelle motivazioni della sentenza - del biglietto, come confermato dai titolari della tabaccheria che aveva riferito che S.N., aveva detto all’amica: “stecchiamoci un Gratta e vinci” e che l’amica aveva risposto - rivolgendosi al tabaccaio - “ok allora dacci un Gratta e vinci da 5”. Il biglietto era stato consegnato a S.N., le giovani, dopo essere uscite dal locale per grattare il biglietto erano rientrate urlando, avevano constatato di avere vinto. E’ pacifico - hanno rimarcato i giudici di secondo grado - che il biglietto vincente è rimasto nella disponibilità dei resistenti che hanno poi versato l’importo di 500mila euro sul conto corrente cointestato aperto appositamente e hanno rifiutato di consegnare alla ricorrente la metà dell’importo.
Appare provata la contitolarità del biglietto a entrambe le ragazze e il diritto nei confronti di S.N., di ottenere la restituzione dei 250mila euro indebitamente trattenuta dall’amica e dai suoi genitori». Questo è quello che avevano scritto i giudici d’Appello. Dopo l’udienza che si era svolta a febbraio a Latina: la decisione del giudice sul dissequestro dei soldi.
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