Il fatto
20.03.2025 - 09:00
«Quando mi ha chiamato per dirmi come era andata la giornata la risposta è stata questa: "uno schifo" poi al telefono mi ha spiegato cosa era accaduto e quando mi ha raccontato i fatti era agitata». È quello che ha dichiarato in Tribunale ieri pomeriggio nel corso del dibattimento, il responsabile di un cantiere di Latina dove lo scorso maggio è avvenuta una violenza sessuale.
Nel processo è imputato D.A. queste le sue iniziali, un operaio originario della provincia di Napoli, ha 42 anni, è ritenuto il presunto responsabile del reato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza che lavorava nella segreteria di un’azienda e si occupava dei lavori nel cantiere.
La parte offesa ha 22 anni ed è di Latina, era presente ieri in aula come l’imputato che ha seguito il processo. Il testimone ha ricostruito cosa è accaduto il 9 maggio del 2024 quando sono avvenuti i fatti. Secondo la denuncia la giovane prima sarebbe stata molestata con delle avances e poi palpeggiata. «La ragazza mi ha chiamato dicendomi che l’operaio mentre lei stava prendendo un caffè alla macchinetta automatica le ha detto che voleva fare l’amore con lei.
E la risposta è stata "Toglietelo dalla testa". Ha aggiunto che avrebbe minacciato di buttare giù la porta del bagno dove si era rifugiata per paura». In un altro passaggio della deposizione l’uomo - rispondendo alle domande del pubblico ministero Giuseppe Bontempo - ha rivelato che la giovane gli ha riferito di essere stata costretta a subire atti sessuali contro la sua volontà.
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