Un successo
31.03.2025 - 18:15
“E adesso vi faccio ascoltare un brano che è stata la colonna sonora dei miei primi viaggi. Ero giovanissimo, partivo da Napoli. Portavo con me la batteria comprata a suon di cambiali con la firma di mio padre. Cambiali che sono riuscito a pagare io, perché queste mie mani hanno sempre lavorato e sempre dato. Quando non ci sarò più dirò di metterle sopra la bara: me ne vado senza niente come sono nato, ma lasciando tanto a tutti: la musica, l’amore, la passione”.
Settantanove anni compiuti il 24 febbraio scorso, e una energia invidiabile, Tullio De Piscopo sabato sera al Teatro D’Annunzio ha tenuto il palco per due ore e mezza tra racconti, storie di vita, emozioni, canzoni, assoli e interpretazioni che non ti aspetti, come nel caso della versione di Libertango, frutto della collaborazione con il grande Astor Piazzolla. Peccato che quando fu mandato a suonare per lui tanto tempo fa, non lo conosceva ancora e pensava che Piazzolla fosse un cognome romagnolo.
La tappa pontina del tour “I colori della musica” organizzata dall’associazione culturale Eleomai sotto il patrocinio della Provincia e del Comune di Latina, è stata un vero successo.
Tullio De Piscopo è apparso in ottima forma, nonostante a poche ore dall’evento non avesse ancora avuto notizia della sua batteria. Quel disagio che avrebbe mandato in tilt qualsiasi musicista, lo ha raccontato lui stesso con quell’ironia del Sud che ha portato sorrisi e commozione nel corso dell’intero live.
A ‘salvare’ la situazione drammatica, è stata la batteria del musicista pontino Roberto Segala, ringraziato direttamente dal Maestro e invitato a fine concerto sul palco.
De Piscopo conferma il suo straordinario talento che l’età non ha intaccato. Un talento che lo ha portato in tutto il mondo, apprezzato dai più grandi: non solo Piazzolla ma anche l’indimenticato Pino Daniele, suoi fratello in blues, Mina, Fabrizio De André, Franco Battitato, Jannacci, Dino Piana, Franco Cerri, Chet Baker, Gerry Mulligan e quanti altri ancora.
Accompagnato da una band di cinque affiatati musicisti, il batterista napoletano già Leone d’Oro alla Carriera, la scorsa sera ha mostrato anche un’anima bella e vera, a tal punto che il pubblico non voleva più lasciarlo andare via.
Quanti aneddoti, e che piacere ascoltarli. Quando partiva da Napoli, De Piscopo aveva sempre con sé il giradischi ‘Allocchio Bacchini’ e i dischi presi dal fratello Romeo: “Se ne andò mentre suonava la batteria - dice -, e io un giorno scrissi in una foto che mi ritraeva con l’abito della prima comunione: ‘Costui è Tullio De Piscopo, batterista chiamato Romeo’. Tutto ciò che ho fatto e sto facendo è sempre rivolto a lui”.
Quanti viaggi per il giovane Tullio, e i primi sempre con una melodia in testa che lo accompagnava e che un giorno fece sentire a Pino Daniele. È così che “Namina” finisce nell’album “Acqua e Viento”,
Namina, da “Napoli, Milano, Napoli. Andata e ritorno!”.
Sul palco del d’Annunzio rivivono i giorni trascorsi a Formia, negli anni ‘80 e ‘90 quando Pino Daniele aprì nella città del Golfo il suo studio di registrazione personale, il leggendario ‘Bagaria’: “Nel gergo dei musicisti, Bagaria significa casino, bordello”, racconta De Piscopo mentre commosso rivive le emozioni di quei tempi con il logo dei tre pomodori San Marzano in etichetta e il caffè ‘mare e terra’ preparato da Pino.
Poi i primi viaggi fuori dall’Italia, quella volta a Durtmond, a Ginevra, Zurigo e il ritorno a Formia “sempre con il pullman”.
‘Andamento lento’ è la canzone rimasta sette mesi primo in classifica, il più grande successo di Tullio: “Con quei soldi ho comprato l’appartamento che la mia famiglia si meritava, due gabinetti e due scrivanie”, afferma soddisfatto.
Invece dietro ‘E allora allora’ c’è un aneddoto spassoso. Sanremo ‘89. Tullio ha la musica ma non le parole della canzone. È preoccupato, tanto da sbagliare strada di ritorno da Bologna direzione Napoli. Finisce a Faenza e si ritrova a seguire la santa messa celebrata da un frate che al termine gli consegna un fogliettino. Sopra c’è scritto: “Un sorriso vale tanto, è nascosto dentro al cuore credi a me”. È fatta! Ora ha il testo.
È quasi mezzanotte. Tullio De Piscopo viene richiamato dal pubblico a gran voce sul palco. Concede due bis e dedica il suo assolo di batteria a Pino Daniele. Un uomo dalla sala gli chiede di poter stringere le sue mani e Tullio gli va incontro. Quella richiesta gli ricorda sua madre. Era piccolo, e la mamma gli disse proprio così: fammi stringere le tue mani. “Mani d’oro figliolo”. Aveva capito che lo avrebbero portato lontano.
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