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Il fatto

Caporalato, 10 lavoratori in nero nell'azienda agricola

Braccianti tutti senza contratto, di questi otto risultano senza permesso di soggiorno: possedevano documenti contraffatti

Ricatti sessuali alle braccianti indiane, la nuova schiavitù

Lo sfruttamento del lavoro in agricoltura non è finito, anzi la vicenda registrata ieri mattina a Sermoneta dimostra che è un elemento strutturale del sistema economico pontino. Il personale dell’Ispettorato del lavoro ha infatti trovato il 100% di lavoratori in nero in un’azienda agricola, otto braccianti su otto erano lì senza alcun contratto, di questi otto sono privi di permesso di soggiorno e in possesso di documenti contenenti nomi di altre persone, dunque contraffatti.

Un elemento di ulteriore gravità scoperto dagli agenti della Questura chiamati in supporto dagli ispettori e sul quale è scattato un secondo filone di verifiche per risalire a chi ha fornito quella documentazione di identità falsa con le foto dei possessori ma con le credenziali anagrafiche di altre persone con regolare permesso di soggiorno per lavoro in Italia. Le impronte digitali non coincidono.

L’attività dell’azienda è stata immediatamente sospesa ed elevata una multa per complessivi 50mila euro per sfruttamento della manodopera e violazione delle normative in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (nessuno dei braccianti presenti aveva dispositivi di protezione né aveva fatto corsi di formazione). Il titolare dell’azienda ha detto che per tutti quello di ieri era il primo giorno di lavoro, ma ha ammesso di aver reclutato il personale in base a chi si è presentato sul campo chiedendo di poter lavorare quindi fuori da tutti i circuiti legali, fornendo in questo modo la prova che è ancora normale mettere le persone a lavorare senza alcuna protezione e in attesa di un contratto, se è vero che quello di ieri era il primo giorno di occupazione presso l’azienda di Sermoneta.

Pietose le condizioni in cui sono stati trovati i braccianti, tutti di nazionalità indiana: alcuni avevano le ciabatte, sul posto non c’era acqua potabile né alcun avviso che non si può lavorare all’aperto dalle 12 alle 18, come da legge regionale già entrata in vigore la scorsa settimana per l’estate 2025 in agricoltura. La prossima settimana, con l’assistenza di un interprete, i dieci lavoratori saranno sentiti per capire quando effettivamente hanno preso servizio nell’azienda e chi ha fornito loro i documenti con le credenziali anagrafiche di altri immigrati con regolare permesso di soggiorno, al fine di risalire a quella che appare un’organizzazione in grado di modificare la documentazione anagrafica.

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