Il fatto
01.08.2025 - 09:30
«Il progetto criminoso è stato condiviso pienamente e portato a termine unitariamente. Il contributo concorsuale dei tre aggressori è collocato sullo stesso piano e il decesso della vittima è da concretizzare all’esito dell’azione congiunta». E’ questo un passaggio delle motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione per l’omicidio di Jagsheer Sumal, 29 anni, il bracciante agricolo indiano massacrato di botte e ucciso a Borgo Montello la sera del 30 ottobre del 2021 in un casolare in via Monfalcone. La spedizione punitiva era scattata mentre la vittima stava festeggiando la nascita del figlio in India. In oltre sessanta pagine i giudici della Suprema Corte riscrivono tutta la sequenza, alla luce delle testimonianze raccolte sia nel corso delle indagini da parte della Squadra Mobile di Latina che nel corso del dibattimento in Corte d’Assise.
A partire da una deposizione chiave. «Un testimone dopo una iniziale reticenza fin dalla fase delle indagini preliminari - è riportato nelle motivazioni - aveva riferito che la morte era stata provocata da un’azione congiunta e che gli imputati si erano messi alla ricerca della vittima una volta entrati nella sua abitazione.
I magistrati tracciano il contesto in cui è maturato l’omicidio. «Il movente della spedizione punitiva eseguita la sera del 30 ottobre del 2021 veniva individuato nell’atteggiamento di prevaricazione assunto da Jwan Singh dagli attuali imputati e da altri soggetti nei confronti degli esponenti della comunità indiana di Latina che svolgevano attività commerciali concorrenti rispetto a quella svolta da Jwan Singh o da altri connazionali a lui vicini». La sentenza era stata emessa lo scorso 8 maggio dalla prima sezione penale della Corte di Cassazione e le condanne erano diventate definitive. Le pene per i sette imputati, tutti di origine indiana, sono tra i 25 anni e sei anni. Tra le accuse oltre a omicidio volontario, lesioni personali.
Le parti civili sono rappresentate dall'avvocato Simone Rinaldi. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Alessandro Farau, Amleto Coronella, Alessandro Righi, Ippolita Naso. Le indagini della Squadra Mobile e del pm Marco Giancristofaro
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