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Il fatto

Urbanistica, la nuova delibera vecchi dubbi

Torna in commissione per l’ adozione l’atto riscritto e depurato della perequazione dopo le censure della Regione. Restano i dubbi delle opposizioni: «C’è il rischio di nuovi contenziosi» la matassa da sbrogliare

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E’ tornata ieri all’esame della Commissione Urbanistica la delibera relativa al principio della compensazione urbanistica, da inserire nelle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) del Piano Regolatore Generale. Una nuova adozione, questa volta depurata dal tema della perequazione, stralciato dopo che la Regione Lazio aveva a gennaio 2025 invitato l’amministrazione comunale «con la massima urgenza a non procedere in alcun modo all’approvazione definitiva della deliberazione» ravvisando vizi insanabili nell’atto approvato nel luglio 2024. Un caso spinoso che ha sollevato polemiche arrivando a indurre l’ufficio urbanistico a scusarsi nelle sedute di commissione di maggio scorso. “Siamo a correggere errori formali”, ha dichiarato in apertura il presidente della Commissione, Roberto Belvisi, chiarendo insieme all’assessore Annalisa Muzio il contesto e normativo in cui si muove il nuovo provvedimento. «Dalla Regione è arrivata una missiva che ci chiedeva di modificare il testo - ha detto Muzio - Abbiamo utilizzato uno strumento in regime di delega urbanistica e ci può stare che all'inizio ci siano stati vizi formali. L’iter formale non ha prodotto effetti giuridici, perché non si è mai arrivati all’approvazione. Per questo abbiamo proceduto all’annullamento in autotutela e alla contestuale adozione del principio generale della compensazione nelle NTA. Stiamo lavorando con la Regione in piena collaborazione. Numerosi passaggi sono stati già fatti. Lo scopo è che le NTA siano rispondenti a quanto richiesto ogni volta che si lavora sulla pianificazione e i Piani particolareggiati». Il dirigente dell’Ufficio Urbanistica Paolo Cestra ha chiarito l’errore formale spiegando che Latina è l’unico Comune, oltre Roma, a esercitare la delega urbanistica. «Non avevamo precedenti. La Regione ci supporta anche per questo». Le critiche sono arrivate subito dalle opposizioni. Il consigliere di Lbc Dario Bellini ha sollevato una serie di rilievi tecnici e procedurali riferiti alle osservazioni di uno delle società ricorrenti contro la precedente delibera sulla compensazione. Bellini ha contestato in particolare la modalità con cui si è proceduto contemporaneamente all’annullamento della vecchia delibera e alla nuova adozione. Secondo il consigliere, se si annulla una delibera per un vizio di forma, è necessario annullarla in modo netto e separato perché «se una parte viene annullata, si rischia di trascinare con sé anche tutto il resto», compreso il nuovo contenuto. Bellini ha inoltre evidenziato una seconda criticità legata ai termini di validità per impugnare la delibera: secondo i ricorrenti, i termini scadrebbero nel luglio 2025, e dunque il Comune non sarebbe più nella possibilità di annullare l’atto in autotutela. Tuttavia, gli uffici comunali con Cestra e il funzionario Umberto Cappiello sostengono l’opposto: siccome la delibera precedente non è mai giunta all’approvazione definitiva, non ha mai prodotto effetti giuridici e, pertanto, non rientra nel calcolo dei termini di legge. Anche il consigliere Nazzareno Ranaldi ha espresso alcune riserve: «La vecchia delibera introduceva la perequazione, configurando una modifica sostanziale del PRG. La nuova delibera limita l’intervento al solo principio della compensazione, ma la sua applicazione estesa su tutto il territorio comunale potrebbe comunque avere un impatto strutturale, incidendo sulla distribuzione dei diritti edificatori e sulla cessione delle aree”. Secondo Ranaldi, la Regione Lazio, pur accettando formalmente la modifica, potrebbe comunque sollevare eccezioni e non si può escludere che i ricorrenti decidano di impugnare anche la nuova delibera, sostenendo che i vizi della prima siano stati riproposti, anche se in forma diversa: «Il rischio di un nuovo contenzioso è alto» ha avvertito Ranaldi, invitando alla prudenza. I tecnici Cestra e Cappiello hanno spiegato che «nessun cittadino ha acquisito un diritto a costruire. Quindi il periodo decorso è giuridicamente irrilevante» e che «si è proceduto con una procedura regolare, che sarà completa di dibattito pubblico, Commissione e pareri»

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