Il caso
03.11.2025 - 09:00
Tra le pieghe degli ultimi arresti degli spacciatori che presidiano la zona dei palazzi Arlecchino, è emerso chiaramente il livello di organizzazione con la quale viene gestita la piazza di spaccio ormai da un anno a questa parte, con la regia di una fazione emergente che ha cercato di imporsi nel mercato degli stupefacenti con minacce e azioni di forza, fino a provocare la spaccatura che ha innescato la serie di attentati esplosivi di settembre.
Una spiccata capacità organizzativa che per un certo periodo ha tenuto testa anche agli effetti delle operazioni delle forze di polizia, ma ha potuto approfittare della dislocazione di cortili e porticati a loro favorevole, ma anche di una nutrita platea di persone disposte a lavorare nello spaccio in un rione difficile. In ogni caso gli effetti delle inchieste iniziano a pesare anche sulla struttura organizzativa della fazione delle case Arlecchino.
La forza del sodalizio emergente ha poggiato finora le proprie solide basi sulla manovalanza che ha sempre giurato fedeltà ai trafficanti di droga che li hanno assoldati. È emerso in queste settimane che i registi della piazza di spaccio creata tra via Guido Rossa e via Galvaligi avevano organizzato il lavoro di spacciatori e vedette con veri e propri turni di lavoro e paghe giornaliere. In sostanza i pusher che presidiavano i porticati prescelti delle case popolari, assicuravano la loro presenza costante in quel punto per otto ore, poi lasciavano il posto allo spacciatore del turno successivo. Principalmente di giorno lavorano gli italiani, mentre di sera e di notte il presidio viene affidato a giovani nordafricani. Mentre tra le vedette per un certo periodo hanno lavorato anche delle ragazze.
Ma in questo periodo di controlli pressanti e inchieste serrate, anche altri trafficanti della stessa fazione che gestivano personalmente le vendite in altre zone della città, hanno fatto ricorso a pusher pagati a giornata per evitare di esporsi personalmente.
In ogni caso il successo della piazza di spaccio dei palazzi Arlecchino è sempre stata la continua disponibilità di droga, soprattutto cocaina, sia in forma classica che “cotta”, quella che viene inalata con l’uso di una bottiglia. Un traffico che finora ha potuto contare su approvvigionamenti importanti e costanti. Il segno distintivo del gruppo di trafficanti è l’utilizzo di nastro celeste per il confezionamento delle dosi.
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