Il caso
02.12.2025 - 09:23
Il mega condominio della Torre Pontina non rispetterebbe le norme in materia di antincendio, ovvero la certificazione ottenuta sarebbe viziata da una dichiarazione falsa che non rispecchia del tutto la complessità dell’edificio. A sostenerlo, con tanto di denuncia alla Procura di Latina e due esposti depositati al Comando provinciale dei Vigili del Fuoco del capoluogo pontino, è l’ingegnere Luigi Abate, esperto in materia essendo stato un alto dirigente dei Vigili del Fuoco, avendo ricoperto tra gli altri incarichi quelli da comandante delle province di Sassari, Latina e Roma, poi di Direttore Regionale e infine di Direttore centrale della direzione della prevenzione incendi e la sicurezza tecnica del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, prima di essere eletto Consigliere della Regione Lazio nella nona legislatura, che lo ha visto ricoprire il ruolo di presidente della Commissione speciale “Sicurezza e prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro” contribuendo all’adeguamento della normativa vigente.
Il dossier di Luigi Abate getta ombre sulla procedura con la quale l’amministrazione condominiale ha ottenuto il certificato di prevenzione incendi, che non solo prospetta una situazione diversa da quella reale, ma non rispetta le prescrizioni dettate dalla legge. Un rischio enorme, vista la complessità del caso, in presenza di un edificio molto alto, sicuramente oltre gli standard urbani, nel quale convivono contesti residenziali e lavorativi diversi. Ed è proprio attorno a questi aspetti che ruota l’equivoca pratica riguardante la Torre Pontina.
Stando alla documentazione che Luigi Abate ha potuto visionare per questioni lavorative, essendo attualmente un libero professionista specializzato nella prevenzione degli incendi, il condominio della Torre Pontina avrebbe depositato una Scia antincendio per un edificio con altezza superiore ai 54 metri, ma simulando la presenza di un unico ufficio presente all’interno dello stabile, con 1050 presenze, tutte in carico alla medesima società, quella dell’amministratore che ha effettivamente sede all’interno della struttura di via Ufente.
Lo avrebbe fatto per evitare la classificazione di edificio a uso terziario caratterizzato da promiscuità strutturale e/o dei sistemi delle vie di esodo e/o impiantistica con presenza di persone superiore a 300 unità, ovvero di superficie complessiva superiore a 5.000 metriquadri. Infatti questa fattispecie richiede che ogni singola attività terziaria presente all’interno del condominio debba dotarsi di un proprio certificato di prevenzione incendi, per consentire all’amministrazione condominiale di ottenere la certificazione dell’interno immobile.
Quindi Luigi Abate oltre a denunciare il caso di falso, visto che la società dell’amministratore non conta 1050 dipendenti, osserva che ogni singola attività terziaria presente nella Torre Pontina (ce ne sono almeno 85) stia violando la legge nel caso sin cui sia sprovvista della certificazione antincendio dichiarata al suo posto, in maniera cumulativa, sebbene impropriamente, dall’amministratore condominiale.
«La falsa attribuzione della responsabilità di un’unica grande attività, inesistente in capo all’amministratore condominiale, in luogo dei reali titolari delle singole attività terziarie, crea un inaccettabile vuoto di responsabilità e sicurezza - precisa Abate - Tale condotta ha prodotto un vuoto di responsabilità nella gestione della sicurezza antincendio, con grave rischio per la pubblica incolumità, data la presenza di un edificio ad alta frequentazione, di oltre 24 piani, in cui operano numerose attività terziari senza un adeguato sistema di prevenzione incendi condiviso tra loro».
Tra l’altro Abate ricorda che un incendio divampato nel gennaio del 2014 al piano 25 ha messo a nudo i rischi dell’edificio. Il rogo «richiese l’intervento di quattro squadre dei Vigili del Fuoco, l’evacuazione dell'intero edificio, mise in luce gravissime criticità, tra cui il mancato funzionamento dell’impianto idrico antincendio e rese necessario effettuare accertamenti tecnici strutturali sui piani 24, 25 e 26 per più di quattro giorni - sottolinea lo stesso Abate - Nel complesso questa vicenda mina la sicurezza collettiva, che interessa non solo direttamente i lavoratori, ma anche i residenti e i frequentatori della Torre Pontina».
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