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Il fatto

Scandalo concorsi, chieste le condanne per Moscardelli, Rainone ed Esposito

Ultimo atto del processo: la sentenza prevista nel pomeriggio

Scandalo concorsi, chi este le condanne per Moscardelli, Rainone ed Esposito

È prevista nel pomeriggio non prima delle 17,30 la sentenza del processo per lo scandalo dei concorsi truccati alla Asl di Latina. Questa mattina nel corso della requisitoria il pubblico ministero Valerio De Luca, titolare dell'indagine, in un'ora ha ricostruito l'inchiesta condotta da Guardia di Finanza e Squadra Mobile di Latina e ha formulato le sue richieste di condanna: quattro anni e sei mesi per lex parlamentare del Partito Democratico ed ex segretario provinciale Claudio Moscardelli, chiesti quattro anni e sei mesi per Claudio Rainone, dirigente della Asl e presidente della Commissione e due anni per Mario Graziano Esposito, segretario della Commissione. A seguire gli interventi delle parti civili e del collegio e difensivo composto dagli avvocati Renato Archidiacono, Leone Zeppieri, Luca Giudetti e Stefano Mancini che hanno chiesto per i propri assistiti l'assoluzione, l'avvocato Zeppieri ha messo in luce che le intercettazioni che fanno parte dell'inchiesta sono inutilizzabili perché l'indagine nasce da un altro procedimento penale.
I reati ipotizzati sono: corruzione, falso e rivelazione di segreto d’ufficio. L'inchiesta ha accertato degli aiuti ricevuti soltanto da alcuni candidati. Il cuore del processo gravita attorno ai suggerimenti e agli aiuti fondamentali come nell’esame per 23 posti da collaboratore amministrativo indetto tra le Asl di Latina, Frosinone e Viterbo. In questo caso il presidente di commissione ha rivelato gli argomenti dell’orale. Il primo concorso si era svolto ad agosto del 2020 e riguardava 23 posti da collaboratore amministrativo, con più di mille candidati, mentre per la seconda prova che riguardava 70 posti con qualifica di assistente amministrativo erano state presentate oltre 2mila domande. Gli episodi contestati a partire dal 2020. Oggi a distanza di cinque anni dai fatti contestati è prevista la sentenza.

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