Soporifera e noiosa all’inverosimile fino a ieri, la campagna elettorale per regalare un nuovo sindaco al capoluogo va finalmente prendendo un pò di sprint. Tra uno scivolone e l’altro le posizioni si vanno delineando e lo scenario si fa quasi interessante grazie alle incognite che pesano un po’ su tutti i contendenti che hanno qualche chances di successo. Fino a un paio di settimane fa, i bookmakers che seguono da vicino la corsa al voto come fossero in un ippodromo davano per certa l’affermazione al primo turno di Enrico Forte e Nicola Calandrini, destinati quindi a vedersela al ballottaggio. Gli stessi scommettitori non facevano concessioni all’armata di Tripodi né ai superstiti di Forza Italia, riservandosi come unico elemento di sorpresa la carta di Damiano Coletta e la sua Latina Bene Comune in continua progressione nei sondaggi sul gradimento tra le file sempre più scomposte dell’elettorato pontino. Già oggi le carte in tavola sono sparigliate. Lo smacco subito da Fazzone con il no di Tripodi all’ipotesi di un’alleanza con Calvi segna un passaggio decisivo nello scacchiere delle previsioni; salvo una improbabile sortita di Enrico Tiero per andare in soccorso di Calvi rinunciando al promettente matrimonio con Calandrini, il destino del centrodestra sembra ormai incanalato in una rigida tripartizione che non promette niente di buono. Forti di un patrimonio complessivo di consensi attualmente stimato nell’ordine del 40%, i tre leader del centrodestra sono già consapevoli di correre il rischio di dividersi una torta che non porterà nessuno sulla soglia del 20%, considerato anche che, fatte salve sorprese dell’ultima ora, qualcosa dovranno lasciare alle civiche di Lemma, Sovrani e dintorni.
E volendo ipotizzare, ma senza scommetterci su, che il Pd di Enrico Forte, vista la situazione in casa moderata, resti la formazione con la più alta probabilità di riscuotere il maggior numeri di consensi al primo turno e ipotecare il diritto al ballottaggio, resta il punto interrogativo di Damiano Coletta. Al di là dei sondaggi, sempre da prendere con le molle quando sono commissionati dall’uno o dall’altro dei candidati in corsa, Latina Bene Comune ha tutta l’aria di proporsi come formazione insidiosa sul fronte della raccolta dei consensi. E se riuscissero ad ottenere un piazzamento migliore di ciascuno dei tre candidati di centrodestra? Non ci crede quasi nessuno, ma in una situazione fluttuante e mutevole come quella che abbiamo di fronte c’è un’incognita aggiuntiva che non va trascurata, quella dei grillini.
Tutti hanno tirato un sospiro di sollievo quando è stato chiaro che i Cinque stelle di Latina non avrebbero avuto il simbolo che avrebbe certificato la loro denominazione di origine controllata e che non avrebbero avuto una lista in corsa su Latina, ma benché orfano, il popolo dei grillini non è estinto, e finora dai loro social-media non è venuto fuori niente a proposito delle loro intenzioni di voto. Se decidessero di sostenere la formazione più vicina al loro grillopensiero, cioè Latina Bene Comune, cosa potrebbe accadere? Ma la domanda potrebbe essere un’altra: i cinquestelle si terranno fuori dalla mischia lasciando che il centrodestra e il poco amato partito democratico si contendano da soli le spoglie di una città già cannibalizzata dalla parte peggiore che la politica abbia saputo esprimere nell’ultimo ventennio? Manca ancora un mese all’appuntamento del 5 giugno, e ci sono ampi margini pe assistere ad ulteriori movimenti di umore da parte dell’elettorato chiamato al voto. Ma quello che preoccupa quasi tutti, soprattutto nel centrodestra, è che mancano soltanto pochi giorni alla ufficializzazione delle liste, e una volta presentate, da quella griglia non si esce.