Il caso
10.04.2024 - 11:39
I controlli mirati della Polizia Locale, pianificati per contrastare forme di degrado e illeciti in materia di commercio nel quartiere popolare di fondazione Nicolosi, hanno già portato alla chiusura di una rivendita di frutta e verdura gestita da egiziani in via Romagnoli, proprio a ridosso del rione. Peccato che, seguendo uno schema ormai collaudato tra gli esercenti nordafricani, il titolare dell’esercizio è riuscito a riaprire nel giro di due giorni presentando una nuova Scia allo Sportello unico per le attività produttive del Comune, senza risolvere però l’irregolarità che aveva portato allo stop della vendita.
Il controllo che ha portato alla chiusura immediata della rivendita di frutta e verdura risale alla giornata di sabato, quando gli agenti della Polizia Locale hanno passato al setaccio alcune zone del quartiere Nicolosi. L’obiettivo primario della campagna di verifiche avviate dal Corpo di polizia del Comune è la prevenzione delle forme di degrado che, anche se indirettamente, sono legate a una serie di attività commerciali, come quelle frequentate da spacciatori e tossicodipendenti, che consumano alcolici, bivaccando nei cortili del rione, accumulando rifiuti nelle aiuole, soprattutto bottiglie di birra vuote.
Nelle verifiche è incappato però l’esercente di nazionalità egiziana che già un anno fa era stato destinatario di un’ordinanza di chiusura emessa all’epoca dal dirigente del Servizio attività produttive del Comune. Del resto il fenomeno delle frutterie gestite dai nordafricani viene monitorato da tempo dalla polizia amministrativa per contrastare pratiche che violano le norme in materia di commercio, ma anche in campo igienico sanitario. Nel maggio dello scorso anno lo stop per il negozio di via Romagnoli era scattato perché i tecnici del Suap avevano riscontrato irregolarità in seguito alla richiesta di autorizzazione per l’apertura, quindi avevano concluso l’istruttoria con esito negativo, emettendo il divieto di proseguire l’attività: durante un controllo, la Polizia Locale aveva trovato l’esercente ancora al lavoro, contestando oltretutto che i banchi con la merce occupavano uno spazio maggiore rispetto a quello adibito alla vendita, ossia parte del piazzale privato antistante destinato al pubblico passaggio e una parte del marciapiede. Del resto questo tipo di negozi puntano sui prezzi concorrenziali, acquistando quantità maggiori di frutta e verdura, senza però avere il posto per depositarla e quindi estendono in maniera irregolare gli spazi espositivi dei negozi, sempre piccoli proprio per contenere le spese.
Nel caso dell’ultimo controllo, la chiusura immediata è scattata perché sono emerse irregolarità gravi sulla posizione del titolare dell’esercizio commerciale: per questo gli agenti gli hanno fatto smontare i banchi e abbassare la saracinesca al termine della scrupolosa attività di verifica. Se non fosse che ieri l’esercente egiziano aveva aperto di nuovo, perché nel frattempo ha depositato una nuova Scia sul portale telematico del Suap, sempre a nome suo nonostante l’irregolarità sulla sua posizione. A questo punto l’ufficio tecnico avvierà una nuova procedura di verifica, ma l’esercente avrà sessanta giorni di tempo per produrre la documentazione e intanto può lavorare.
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