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Il fatto

Non era doping, assolto il runner Davide Di Folco che aveva vinto la Maratona di Latina

Dalle analisi era emersa l’assunzione di una sostanza vietata. In Tribunale si è concluso il processo, il pm voleva un anno

Non era doping,  assolto il runner Davide Di Folco che aveva vinto la Maratona di Latina

A distanza di quasi quattro anni dai fatti è stato assolto dal Tribunale di Latina per tenuità del fatto. Davide Di Folco, un runner amatoriale di 29 anni originario di Sora, esce definitivamente di scena dall’accusa di aver utilizzato sostanze dopanti per migliorare le prestazioni e vincere nella sua categoria la Maratona di Latina staccando di oltre un minuto il secondo classificato. I fatti il primo dicembre del 2019 nella dieci chilometri. E’ questa la sentenza emessa nei giorni scorsi. Gli investigatori avevano ipotizzato l’utilizzo o la somministrazione di sostanze dopanti al fine di alterare le prestazioni agonistiche durante la gara. Era stata questa la tesi dell’accusa: la Procura di Latina - una volta conclusi tutti gli accertamenti - aveva disposto la citazione diretta a giudizio che risale al 15 giugno del 2021. Il runner amatoriale - secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti - aveva assunto furosemide, un diuretico inserito nella lista delle sostanze proibite. Si era ritrovato nella stessa situazione vissuta dall’ex portiere dell’Inter Andrè Onana. Per Di Folco oltre all’indagine penale era arrivata la squalifica per quattro anni disposta dalla Prima sezione del Tribunale Nazionale Antidoping.
Nel corso dell’ultimo atto del processo che si è concluso a Latina, la pubblica accusa aveva chiesto la condanna a un anno e una multa di 1500 euro. Il giudice onorario Rosaumunda Zampi ha condiviso la linea difensiva dell’avvocato Camillo Autieri che assiste l’atleta. In aula la difesa ha messo in luce la carenza di prove concrete da giustificare una responsabilità e di conseguenza una condanna. Per la giustizia sportiva la furosemide è sufficiente per la condanna mentre per la giustizia penale la prova deve essere certa e in questo caso non era stata raccolta. La difesa ha ribadito il divario tra la condanna inflitta ad un professionista super controllato come Onana e un atleta amatoriale come Di Folco. Il pm durante la sua requisitoria aveva sottolineato che nell’abitazione dell’imputato erano state trovate delle scatole di Lasix, in realtà, i farmaci - ha messo in luce la difesa - erano utilizzati dai nonni di Di Folco che erano cardiopatici. Anche il medico di famiglia ha confermato che le ricette erano per gli anziani. Sul fronte della giustizia sportiva il legale del runner ha messo in rilievo una serie di punti. «La vicenda ha presentato diverse anomalie basti pensare al confronto con quanto accaduto ad un giocatore professionista titolare della sua nazionale (il Camerun) che con la sua squadra (Ajax) giocava in Champions League. Insomma un super controllato del quale si è creduta l’erronea assunzione di un diuretico della moglie e dall’altro un più “normalissimo” amatore, seppur bravo e vincente che per errore ha assunto un lasix della nonna. Medesima assunzione, medesimo errore, al professionista un anno di squalifica, all’amatore 4». Nei giorni scorsi la sentenza del Tribunale di Latina.

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