Il caso
05.05.2025 - 18:00
La presidente del Cda di Acqualatina Cinzia Marzoli
Una crepa profonda si apre tra i soci pubblici e il socio privato di Acqualatina dopo l’ultima Assemblea dei Soci, che ha sancito la permanenza di Cinzia Marzoli alla presidenza del Consiglio di amministrazione della società che gestisce il servizio idrico integrato in gran parte della provincia di Latina. Una conferma arrivata contro il parere espresso da 19 Comuni, che rappresentano i tre quinti della quota pubblica e che avevano votato per prendere atto dell’ineleggibilità originaria della Marzoli.
Secondo quanto dichiarato in un comunicato sottoscritto dai sindaci di Forza Italia e Partito democratico, l’assemblea ha segnato uno strappo senza precedenti nella governance della società. Il socio privato, per la prima volta in oltre vent’anni, ha deciso di non attenersi all’indirizzo espresso dalla maggioranza dei Comuni, bloccando di fatto la revoca della Presidente. “Un atto – si legge nella nota – che contraddice una prassi consolidata e altera l’equilibrio istituzionale tra le due componenti della società mista”.
Nel mirino dei sindaci, oltre al comportamento del privato, anche quello di alcuni rappresentanti pubblici che, presenti alla discussione, hanno scelto di abbandonare l’assemblea prima del voto decisivo. “Avrebbero potuto contribuire al rafforzamento dell’unità della componente pubblica – attaccano i firmatari – ma hanno invece aggravato la frattura, sottraendosi alla responsabilità di una posizione chiara”. Il riferimento è ai comuni di Latina e Terracina, in particolare, i cui rappresentanti hanno lasciato l’assemblea dei soci prima del voto.
La contestazione ruota attorno al principio fondativo di Acqualatina come società mista pubblico-privata, in cui la componente pubblica ha diritto a nominare alcuni organi, tra cui la Presidenza.
Da qui la richiesta, avanzata dai sindaci, di rafforzare il ruolo di vigilanza della Segreteria Tecnico-Operativa di EGATO4, l’Ente di Governo dell’Ambito Territoriale Ottimale, e di riprendere un percorso per garantire maggiore controllo tecnico da parte della componente pubblica. “Va ripristinato – concludono – il ruolo pubblico connaturato alla natura stessa di Acqualatina”.
Il caso è destinato a lasciare strascichi anche sul piano politico, alimentando un clima di tensione all’interno dell’assemblea dei sindaci e aprendo interrogativi sulla futura tenuta della governance dell’intero sistema idrico provinciale.
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