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Piccoli Comuni, l’appello della Consulta Anci Lazio: «Serve un riordino legislativo e più prevenzione»

Lubiana Restaini: “Le aree interne non possono essere abbandonate. L’acqua resti bene comune, non preda delle logiche speculative”

Piccoli Comuni, l’appello della Consulta Anci Lazio: «Serve un riordino legislativo e più prevenzione»

Lubiana Restaini

Le aree interne del Lazio e d’Italia tornano al centro del dibattito politico e sociale. A rilanciare il tema è la Consulta dei Piccoli Comuni di Anci Lazio, che attraverso la coordinatrice Lubiana Restaini interviene sulla scia dell’appello lanciato da 135 vescovi italiani al Governo e al Parlamento. L’invito della Chiesa è chiaro: non lasciare soli i territori più fragili, quelli a rischio spopolamento e abbandono socioeconomico, ma investirvi nuove energie e strumenti concreti di rilancio.

Dal Meeting di Rimini, con l’intervento del cardinale Matteo Zuppi, è arrivata un’analisi che ha trovato terreno fertile anche tra gli amministratori locali: la montagna e i paesi dell’entroterra non vanno considerati solo come luoghi da salvare, ma come realtà ricche di potenzialità da sviluppare. «È un approccio che condividiamo pienamente – sottolinea Restaini – e che intendiamo fare nostro come Consulta Anci Lazio Piccoli Comuni».

Migranti come risorsa

Tra le novità concettuali introdotte dai vescovi, quella del “migrante economico”, non più solo persona in fuga da povertà, ma portatore di risorse ed esperienze utili a ripopolare comunità italiane in crisi demografica. «Se cambiassimo prospettiva – evidenzia Restaini – potremmo valorizzare i flussi migratori come opportunità, investendo in nuove forme di lavoro e inclusione».

Un riordino legislativo necessario

Per la Consulta, però, accanto alla visione culturale serve un intervento normativo deciso. «In attesa della legge nazionale sulla montagna, è urgente un riordino legislativo che eviti duplicazioni e interventi improvvisati – afferma Restaini –. Oggi esistono troppi strumenti, spesso sovrapposti, che finiscono per non rispondere alle reali esigenze dei Comuni».

Il tema delle risorse resta centrale: «Da anni sono inadeguate – aggiunge – e manca una vera cultura della prevenzione. Se si sommano i costi degli interventi contro il dissesto idrogeologico e i danni degli incendi, ci si accorge che due terzi potevano essere risparmiati con politiche mirate di salvaguardia. Questo avrebbe anche creato nuova occupazione giovanile».

L’acqua come bene comune

Un punto decisivo riguarda l’acqua, definita «condizione stessa di ogni prospettiva di giustizia sociale ed economica». La Consulta ribadisce che la sua gestione «non può essere lasciata alle logiche speculative, ma deve restare, almeno in parte, nelle mani delle comunità locali, come garanzia di equità e sviluppo». Da qui la proposta, richiamata dalla Chiesa, di chiedere alle grandi holding energetiche di lasciare sul territorio una quota, anche minima, dei loro introiti.

Montagna presidio di vita

«La montagna – conclude Restaini – non è solo luogo di residenza per chi ci vive, ma presidio di vita e sicurezza per tutti. Abbandonarla significa consegnarsi al dissesto idrogeologico, allo spopolamento, alla perdita di identità. La sfida non è isolarsi, ma fare rete, associare servizi e comunità, generare un ripopolamento delle idee prima ancora che demografico».

Un impegno che la Consulta Anci Lazio condivide con la Consulta nazionale, facendo tesoro dell’esperienza di Anci e Uncem. «Il magistero dei vescovi – sottolinea Restaini – ci richiama a una responsabilità che non possiamo eludere: ridare futuro ai piccoli Comuni, cuore pulsante dell’Italia».

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