Cerca

Il fatto

Antonietta Rocco uccisa nel letto, fermata l’ex badante

La Polizia chiude il cerchio sull'omicidio di Campo Boario, in carcere la 52enne Sabrina Dal Col

Antonietta Rocco uccisa nel letto, fermata l’ex badante

Un incessante lavoro di analisi degli elementi raccolti nelle primissime ore d’indagine, ha permesso ai poliziotti della Questura di chiudere il cerchio in meno di 24 ore sull’omicidio di Antonietta Rocco, la donna di 63 anni trovata senza vita sul letto, in una pozza di sangue, sabato mattina poco dopo le ore 9. A ucciderla con un profondo taglio alla gola, stando all’attività investigativa della Squadra Mobile, coordinata in presa diretta dal sostituto procuratore Martina Taglione, sarebbe stata la donna che si è presa cura di lei per un certo periodo negli ultimi mesi durante l’assenza della bandate, Sabrina Dal Col di 52 anni, residente a due passi dal luogo dell’omicidio, vicina di casa della sorella della vittima. Dopo una notte di verifiche e interrogatori, prima dell’alba di ieri è stata trasferita in carcere in stato di fermo, perché indiziata dell’omicidio commesso con l’aggravante della minorata difesa, alla luce della disabilità della vittima, quasi completamente cieca e non autosufficiente.
Sono state ore concitate, quelle seguite alla scoperta del cadavere da parte dell’altra badante, per mettere a frutto in maniera efficace gli elementi emersi. Lo scenario trovato nell’appartamento al piano terra di una modesta casa di via Muzio Scevola, nel quartiere Campo Boario, lasciava chiaramente presagire una morte violenta, ma l’ipotesi della rapina degenerata in omicidio suggerita dal disordine dell’abitazione, trovata completamente a soqquadro, non ha mai convinto gli investigatori del vice questore Giuseppe Lodeserto, che hanno lavorato senza sosta fino a ieri mattina, praticamente senza chiudere occhio. O almeno non sembrava trattarsi di un furto nell’accezione classica del termine: l’efferatezza del gesto compiuto dall’autore dell’omicidio, sembrava rivelare un astio immotivato per un ladro o un rapinatore, che non avrebbe certamente incontrato difficoltà a vanificare la resistenza di una donna con disabilità, praticamente indifesa. Soprattutto tenendo conto che Antonietta Rocco conduceva una vita modesta e non disponeva di ricchezze, tantomeno denaro: la sua pensione veniva interamente utilizzata per il suo sostentamento e per pagare la bandate che potesse assisterla.
A indirizzare i sospetti degli investigatori verso l’ex badante, tra l’altro vicina della sorella della vittima, che aveva accudito la donna di 63 anni per cinque mesi fino a fine agosto, è stato il marito di Sabrina Dal Col, che venerdì mattina, poco prima delle 11, comunque prima che fosse diramata dagli organi di informazione la notizia della scoperta del cadavere, si era presentato in via Muzio Scevola e si era presentato ai poliziotti sostenendo di essere preoccupato, avendo saputo della morte della donna per la quale aveva lavorato la moglie. L’uomo aveva parlato di omicidio, ma sebbene si fosse diffusa rapidamente la notizia nel quartiere, quella comunque era un’ipotesi che gli investigatori non avevano ancora considerato pienamente in quel momento.
Fatto sta che una serie di elementi raccolti sul luogo dell’omicidio, ma anche il ritrovamento di alcuni oggetti in casa dell’ex badante, sottratti dall’abitazione della vittima, hanno convinto gli investigatori in merito al presunto coinvolgimento di Sabrina Dal Col nell’uccisione di Antonietta Rocco. Ma per chiudere il cerchio sono serviti ulteriori accertamenti e interrogatori, andati avanti per tutta la notte, necessari a escludere le altre ipotesi. La conferma ai sospetti dei poliziotti, sarebbe arrivata poi con le intercettazioni ambientali effettuate nei locali in cui si trovava la donna indiziata dell’omicidio nelle ore successive alla sua convocazione in questura. L’arma utilizzata per ora non si trova, ma gli investigatori non hanno mai smesso di cercarla: le circostanze del decesso saranno chiarite dall’autopsia, ma il profondo taglio al collo sembra suggerire l’impiego di un grosso coltello o persino un machete, come ipotizzato dagli stessi inquirenti.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione