I giudici della quarta sezione della Corte d’Appello di Roma, presidente Bruno Schicchitano, hanno depositato le motivazioni della condanna confermata per la truffa di cui sono rimasti vittima gli operai della Sicamb. L’imputato è Umberto Klinger, patron dell’azienda, assistito dall’avvocato Gabriele Gatti. L’accusa: truffa aggravata. Era stato il Tribunale di Latina a condannare alla pena di un anno l’imprenditore nel luglio del 2024. Il giudice monocratico Elena Nadile aveva concesso la sospensione della pena. «Il giudice di primo grado fondava il giudizio di condanna sulle risultanze dell’istruttoria dibattimentale , dalle dichiarazioni dei testimoni e dalla copiosa documentazione acquisita - è riportato nelle motivazioni - è emerso che sistematicamente dal 2008 e fino ai mesi di novembre e dicembre del 2018 ha ottenuto illeciti profitti mediante seriali falsificazioni di buste paga e conseguenti distrazioni delle quote che avrebbero dovuto essere devolute per conto dei lavoratori al fondo pensione di categoria. Faceva risultare come versati i contributi del fondo pensionistico complementare trattenuti sulla busta paga per un importo complessivo di 925mila euro». Nel corso del processo di primo grado erano stati ascoltati i testimoni della difesa, tra cui il direttore del personale dell’azienda che aveva riferito che il mancato pagamento delle somme trattenute sulla retribuzione dei dipendenti, era stata determinata dalle gravi difficoltà finanziarie dell’azienda sottolineando che non vi era stato in azienda alcun licenziamento ma nuove assunzioni. «La sentenza impugnata deve essere integralmente confermata in quanto esaurientemente argomentata con piena aderenza alle risultanze processuali e con equilibrata applicazione della pena e va integralmente confermata». Secondo quanto contestato nel capo di imputazione, nella qualità di Presidente del Consiglio di Amministrazione e rappresentante dell’azienda, il presunto responsabile al fine di procurare ingiusto profitto ha fatto risultare regolari le buste paga che venivano consegnate ai dipendenti - è riportato - in particolare nella parte che recava l’indicazione attestazione di avvenuta devoluzione degli importi e dei contributi destinati al fondi pensione di categoria denominato Cometa». Sempre secondo l’accusa ha indotto in errore i dipendenti e il danno è di rilevante entità alle persone offese. I fatti sono andati avanti dal 2008.