Dopo 193 giorni di detenzione, quasi tutti trascorsi agli arresti domiciliari, da ieri pomeriggio l’ex giudice delegato del Tribunale di Latina Antonio Lollo, è tornato in completa libertà. E’ libero e senza alcun obbligo. Se per qualcuno può sembrare una decisione da certi punti di vista a sorpresa, in realtà è una scelta coerente con quello che è emerso nel corso dell’incidente probatorio e con l’atteggiamento assunto dai pubblici ministeri e dal gip anche con gli altri indagati tra cui i commercialisti Massimo Gatto, Vittorio Genco e Marco Viola, anche loro tornati tutti in libertà. 

Dopo che sono state blindate e cristallizzate le dichiarazioni ritenute genuine dagli inquirenti, Antonio Lollo non può reiterare il reato perchè ha presentato le dimissioni dalla magistratura, non può inquinare le prove e non sussiste il pericolo di fuga e inoltre non è socialmente pericoloso. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia Lidia Brutti ha dato all’esame di Antonio Lollo che si è svolto il 24 e il 25 settembre e il 7 ottobre un grande peso specifico. Le dichiarazioni dell’ex toga che hanno catalizzato l’attenzione del collegio difensivo e dell’accusa per tre giorni, hanno permesso di ricostruire nel dettaglio il sistema dei fallimenti pilotati in Tribunale e nel corso sia dell’esame del pm che del contro esame delle difese la versione offerta è stata convincente e chiara ai limiti della perfezione.

Lollo ha contestualizzato a partire dall’esposizione dei fatti, a fronte della montagna di intercettazioni telefoniche e ambientali e dei riscontri documentali raccolti dagli agenti della Squadra Mobile che hanno condotto l’inchiesta. Lollo ha fatto chiarezza per i pubblici ministeri sui rapporti che aveva con tutti i professionisti e ha puntualizzato quella netta distinzione tra patto corruttivo stabile e instabile e che gli accordi con i professionisti erano presi singolarmente e non in modo collegiale. E se questa in realtà può sembrare una semplice sfumatura altro non è che una linea di confine netta, marcata e che lo stesso Lollo ha ribadito. 

«Di nefandezze ne ho fatte tante ma c’è un prima e c’è un dopo». Antonio Lollo era stato arrestato il pomeriggio del venti marzo scorso in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip. La polizia lo aveva fermato in una boutique del centro e poi lo aveva portato in carcere a Rebibbia dove è rimasto meno di un mese. E’ ritenuto il leader, o meglio il regista del sistema dei fallimenti pilotati in Tribunale. Dal carcere, a causa anche delle sue condizioni di salute e per la collaborazione offerta ai magistrati, l’ex giudice era finito poi agli arresti domiciliari.

I soldi che ha «movimentato» da quando, usando le parole di Lollo ha venduto la sua funzione di giudice, era di un milione di euro come emerge in una intercettazione in auto mentre sta andando a Roma insieme all’amico Marco Viola: «Abbiamo mosso un milione di euro» si sente dire in auto. E’ lo stesso Lollo a specificarlo proprio a Perugia nel corso dell’incidente probatorio. «Il milione di euro non si riferisce a Viola si riferisce in generale a tutte le procedure che io avevo manipolato da un punto di vista di corruzione e dalle quali avrei potuto ricavare quella somma alla fine del 2017, il milione si riferisce a me, a Viola e a tutti gli altri dieci». Intanto l’inchiesta entro la fine dell’anno potrebbe concludersi.