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Il passaggio

Colazingari: «Lavorerò per l'integrazione, Latina città dei diritti»

Da Lbc all'Udc, senza alcun imbarazzo: «I miei valori sono gli stessi, oggi li condivido con altri»

Colazingari: «Lavorerò per l'integrazione, Latina città dei diritti»

L a notizia di questi giorni, mai smentita, vuole che Lei sia transitato nelle file dell'Udc e che sarà candidato con quel partito alle prossime amministrative di maggio, a sostegno della candidatura di Matilde Celentano.

Scelta meditata, scelta sofferta o che altro?
«Voglio sottolineare che non stavo cercando una ricollocazione dopo la decisione di chiudere la mia esprienza con Latina bene comune. Ho ricevuto diverse offerte di ingresso da parte di alcune formazioni politiche ma non ho aderito. Poi ho maturato la consapevolezza di voler uscire dalla zona grigia di chi ha subito la sfiducia e ho capito di avere voglia di fare qualcosa e di misurarmi di nuovo. A questo va aggiunto che benché io sia e resti indipendente, provo la curiosità di candidarmi all'interno di una struttura di partito. E poprio in questa fase di riflessione si è fatto avanti l'amico Alessandro Paletta: ho ceduto senza opporre resistenza».

Non si può non domandarle quali siano state le ragioni che l'hanno indotta ad allontanarsi da Lbc, dove lei è stato un elemento di forza anche come Presidente del Consiglio comunale.
«Ho svolto il mio ruolo istituzionale e tecnico senza mi far parte del cosiddetto cerchio magico. Ho capito che non abbiamo mai governato la città come avremmo dovuto, anzi, non abbiamo proprio governato».

Secondo Lei avreste invece potuto amministrare?
«Beh, nella prima consiliatura avevamo certamente i numeri per farlo, numeri bulgari. Ma non c'erano le competenze né le professionalità adeguate, ma soprattutto c'è stata l'incapacità di comprendere questi limiti. Lei mi chiederà io dove ero, e le rispondo che non è semplice capire con lucidità dinamiche, caratteri e prospettive di un gruppo che per un buon periodo è stato spinto dall'entusiasmo. Oggi posso dire che Lbc nasce e finisce dentro se stessa».

Cosa crede di poter trovare ora in una compagine strutturata in modo diverso rispetto al movimento dove Lei è cresciuto?
«Sono molto interessato all'aspetto organizzativo, perché sono convinto che una struttura ben orchestrata ti consenta di poter fare quello che ti compete senza doverti dedicare anche a tutto il resto. E poi debbo dire che mi piace il corso che Alessandro Paletta intende dare a questa formazione, benché abbia ereditato un partito che si porta dietro qualche scoria che mi auguro ci si posa lasciare alle spalle».

Scorie di tipo organizzativo, o ce l'ha con qualcuno?
«Scorie di un partito che ha una lunga storia».

Cosa dirà ai suoi sostenitori di ieri e anche agli altri cittadini che incontrerà in questa campagna elettorale?
«Quello che ho sempre detto, perché i miei valori sono gli stessi di sempre. Diciamo che cambia la struttura attraverso la quale mi propongo i dare forma a questi valori. Oltre alla struttura, mi preme dire che adesso mi sento circondato da persone con le quali condivido non soltanto i valori ma anche il senso di appartenenza a un gruppo che vuole spendersi per cercare di cambiare questa città».

Non la sfiora mai il dubbio che un progressista quale dice di essere possa essere frenato da questa colloca zione moderata alla quale ha scelto di aderire?
«No, anzi. Trovo che questa apparente contraddizione sia molto stimolante e sfidante. Mi è capitato tempo fa di dire a Matilde Celentano, con la quale ho un ottimo rapporto personale, che non mi sarebbe dispiaciuto condividere con lei la sfida di dare un nuovo volto alla città. Ho detto no alla sua richiesta di entrare a far parte della sua lista, ma come vede le circostanze mi hanno riportato nella sua zona di conforto».

I suoi cavalli di battaglia?
«La mia forma mentis non è delle migliori: sono votato alla precisione, alla legalità a tutti i costi, ma sono anche animato da un profondo affetto per questa nostra città, che vorrei sentire pulsante, moderna, europea, aperta, frizzante come si addice a una bambina di 90 anni. Mi batterò con tutte le forze per superare l'orrore dell'incuria che regna sovrana in città, e per recuperare il decoro che ormai non ricordo nemmeno più di aver vissuto. E molto mi voglio spendere per la causa della cultura, da anni confinata ai margini della nostra quotidiana esperienza di vita. Per ragioni che non sto a dire, ho molto a cuore anche l'universo della disabilità e dell'emarginazione sociale. Una emarginazione fatta anche di diritti negati, e in una città come Latina c'è tanta strada da fare».

Stiamo parlando di diritti civili?
«Sì, soprattuto. Vorrei che Ltian divntase subito pr pima la città ei diritti, ma non a parole. Diritti per tutti, e per tutti vuol dire anche per i nostri concittadini stranieri, per tutti vuol dire per ogni persona indipendentemente dal genere al quale si riconosca, diritti per chi è svantaggiato e per chi ha bisogno di essere accompagnato nel proprio percorso di vita. Mi piace pensare a Latina come esempio di città civile».

Come mai non Le è riuscito di portare a casa un po' di questi risultati con una formazione di maggioranza che aveva le carte in regola per vincere sul fronte dei diritti, della cultura e del decoro?
«Ho certamente delle responsabilità, soprattutto perché nel mio ruolo di presidente del consiglio comunale non mi sono abbastanza esposto, anche se non avrei potuto, perché per definizione dovevo essere super partes».

Adesso cerca il riscatto personale?
«No, assolutamente. Resto quello di sempre e ho semplicemente voglia i fare insieme a gente che mi sembra animata dal mio stesso spirito e che insegue i miei stessi obiettivi per la città».

Tra Coletta e Celentano chi vincerà le elezioni?
«Certamente io».

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