Politica
09.05.2025 - 16:30
Continua a infiammarsi il dibattito attorno alla governance di Acqualatina, la società mista che gestisce il servizio idrico in provincia di Latina. Dopo l’assemblea dei soci dello scorso 30 aprile, che ha visto la conferma della presidente Cinzia Marzoli grazie all’astensione del socio privato, si è scatenato un durissimo confronto politico tra il Partito Democratico e Fratelli d’Italia.
A chiedere un cambio di rotta netto è il segretario provinciale del PD Omar Sarubbo, che punta il dito contro “l’occupazione del CdA da parte di Fratelli d’Italia”, accusando la destra di aver bloccato ogni apertura al confronto con gli altri territori. “Dopo un anno di impasse – afferma Sarubbo – è tempo che gli amministratori di nomina pubblica rassegnino le dimissioni. Acqualatina non è un fortino, ma un bene comune”. Nel mirino, anche l’intervento del socio privato in assemblea, che con la sua astensione ha vanificato la sfiducia votata da 19 Comuni. «È l’ennesimo cortocircuito istituzionale – prosegue il segretario dem – che conferma quanto da noi denunciato già un anno fa: la gestione politicizzata della società da parte della destra ha portato a uno stallo dannoso per cittadini e imprese». Il PD rivendica inoltre il blocco degli aumenti in bolletta tentati da FdI a dicembre, l’assenza di fondi regionali e nazionali aggiuntivi per le reti e gli interventi infrastrutturali, e l’impegno costante a favore del territorio. «Il tempo della prepotenza è finito – conclude Sarubbo – servono ora nuove regole, un nuovo CdA e un governo della società realmente rappresentativo».
Durissima la replica di Fratelli d’Italia, affidata al coordinatore comunale Dino Iavarone, che accusa i dem di voler strumentalizzare Acqualatina per meri fini di potere. «Il PD confonde il piano politico con il codice civile. I consiglieri di amministrazione hanno un mandato triennale e non possono essere rimossi senza giusta causa: farlo significherebbe causare un danno erariale. Se pensavano di averne titolo, avrebbero dovuto rivolgersi al tribunale, non all’assemblea dei sindaci». Iavarone definisce “grottesca” l’accusa rivolta al socio privato per essersi astenuto, ricordando che lo stesso atteggiamento fu tenuto anche al momento dell’elezione dell’attuale CdA. «È sempre stato così, la sua è una posizione di non interferenza nelle dinamiche pubbliche». Per FdI, si tratta dell’ennesimo attacco generico, senza proposte concrete sul miglioramento del servizio idrico. «Il PD – conclude Iavarone – è in crisi di consenso e identità. Noi continueremo a lavorare per la trasparenza e l’efficienza, mentre loro pensano solo a rientrare nei giochi di potere da cui sono stati esclusi». In mezzo, resta il nodo della governance della società, che gestisce un servizio essenziale in un territorio complesso come quello dell’Ato4. Il rischio è che a pagare il prezzo del braccio di ferro politico siano ancora una volta i cittadini.
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