La recente sottoscrizione del protocollo d'intesa tra le associazioni di categoria provinciali e i sindacati a sostegno del progetto di realizzazione dell'autostrada Roma Latina ha riaperto la discussione su un capitolo decisivo per il rilancio e lo sviluppo dell'intero territorio pontino. Della trasformazione in autostrada dell'attuale impercorribile budello della Pontina si parla ormai da anni, e fatta salva qualche posizione marginale, la politica, le imprese e le amministrazioni e le istituzioni locali sono unanimemente concordi nel valutare la realizzazione del collegamento diretto con l'A-1 come condizione irrinunciabile per qualsiasi progetto di rilancio della centralità della provincia di Latina in ambito regionale. Complice la vigilia elettorale, il tema del progetto dell'autostrada Roma Latina è diventato il motivo cardine dei programmi di tutte le forze politiche in campo, con la sola eccezione di qualche neoformazione che fa dell'opposizione strenua a qualsiasi iniziativa condivisa dal resto della platea politica il proprio cavallo di battaglia. Frattanto l'iter dell'intrapresa è fermo in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato cui si è appellata l'impresa Salini Impregilo, concorrente dell'aggiudicataria Sis, la cui offerta nella licitazione privata per il conferimento dell'incarico di progettazione, realizzazione e gestione dell'opera era stata ritenuta più vantaggiosa. Il ricorso proposto da Salini Impregilo contro l'aggiudicazione è già stato rigettato dal Tar del Lazio con sentenza del marzo 2017, ma l'impresa ricorrente è tornata alla carica riproponendo al Consiglio di Stato quello che il Tar ha giudicato irrilevante.
Di cosa si tratta? Sostanzialmente il ricorso verte sul diverso atteggiamento assunto dalle ditte concorrenti rispetto al finanziamento a fondo perduto concesso dalla stazione appaltante Autostrade del Lazio spa, 970 milioni di euro per l'intera opera che prevede un tracciato dall'innesto dell'A-12 Fiumicino Civitavecchia fino a Borgo Piave e la realizzazione di una bretella di collegamento con l'A-1 da Cisterna a Valmontone. Non essendo stata quest'ultima parte dei lavori ancora finanziata dal Cipe, il contributo a fondo perduto è stato suddiviso in due tranche, per ciascuno dei due stralci di lavori previsti. Nel rispetto delle opzioni offerte dal bando di gara, le due imprese concorrenti hanno optato per scelte diverse: Salini Impregilo ha prospettato un utilizzo parziale del contributo pubblico per l'intero intervento, pari a 635 milioni di euro, di cui 367 milioni per il primo stralcio. Il Consorzio Sis ha invece dichiarato di voler utilizzare il contributo di 902 milioni per l'intero intervento, di cui 461 milioni per il primo stralcio, obbligandosi, a differenza del concorrente, a restituire l'importo dell'intero contributo negli ultimi anni dell'intervento. Secondo Salini Impregilo, la previsione di restituire integralmente il contributo andrebbe contro la norma, ed inoltre non vi sarebbero garanzie della restituzione medesima.
Fin troppo facile l'obiezione del Consorzio Sis a questo rilievo: meglio un eventuale rischio relativo alla restituzione del contributo rispetto alla certezza della mancata restituzione da parte di Salini Impregilo, che nella propria offerta non contempla appunto l'ipotesi di restituzione del contributo.
Non ultimo, la ricorrente prospetta l'illegittimità del bando nella parte in cui equipara, ai fini dell'attribuzione del punteggio, la rinuncia totale al contributo alla sua restituzione nel tempo. Ma c'è una circostanza ulteriore che Salini Impregilo non ha sottolineato nei propri ricorsi: se è vero che Sis ha chiesto pressoché l'intero contributo a fondo perduto, ha anche previsto di erogare a favore del concedente Autostrade per il Lazio la somma complessiva di 4 miliardi di euro in 13 anni dal 2044 al 2056.
Circostanza che opportunamente potrebbe aver influito sull'attribuzione dei punteggi in sede di valutazione delle offerte.
Fatto sta che il Tar non ha voluto saperne di prendere in considerazione le ragioni del ricorrente, e il Consiglio di Stato, per sciogliere i quesiti proposti da Impregilo, ha dato incarico alla Banca d'Italia di verificare se effettivamente, considerati i tempi di restituzione e i tassi di interessi applicati, la restituzione delle somme proposta da Sis corrisponda effettivamente al valore attuale del contributo che si andrebbe a concedere.
L'udienza per la discussione di merito è fissata per il 19 aprile prossimo, data per la quale si dà per acquisita la verifica della Banca d'Italia.
Mentre si attendono le determinazioni del Consiglio di Stato, la necessità di dare il via ai lavori di realizzazione dell'opera appare sempre più urgente: le code che quotidianamente bloccano il traffico sulla Pontina in entrambe le direzioni di marcia costituiscono un grande motivo di disagio per gli automobilisti e gli autotrasportatori, per le aziende fornitrici di merci e per quelle che le attendono, ma soprattutto la Pontina, a causa dei flussi di traffico molto spesso insostenibili, è e resta una delle strade più pericolose d'Italia, con il maggiore tasso di incidentalità per kilometro e al secondo posto per mortalità causata da incidenti. Proteste, petizioni, appelli e raccolte di firme non sono serviti granché per richiamare l'attenzione della società che gestisce la strada, Astral spa, a prendere provvedimenti, almeno sul versante della manutenzione.
Il fondo della carreggiata da Roma e Terracina è ormai impraticabile e aggiunge un ulteriore motivo di pericolosità a quelli che già rendono il tracciato un percorso rischiosissimo. Del resto il clima di attesa che grava sull'avvio dei lavori di realizzazione dell'autostrada Roma Latina non giova a favorire un programma immediato di manutenzione del tracciato esistente con interventi che già domani potrebbero assumere i connotati della spesa inutile. Per quanto, a proposito di spese, la pericolosità della strada e la forte incidenza in termini di morti e feriti comporti di per sé un onere finanziario altissimo se si considera che per ogni sinistro si muovono forze dell'ordine, vigili del fuoco, ambulanze, ditte addette alla pulizia della strada, e ovviamente si rendono necessarie prestazioni sanitarie pubbliche che gravano anche loro, e con effetti importanti, sul bilancio della Regione e dunque dello Stato. Di fronte ad uno scenario del genere, le difficoltà quotidiane delle migliaia di automobilisti e pendolari che affrontano la Pontina costituiscono una voce purtroppo secondaria nella geografia complessiva del disservizio offerto dall'asse stradale di collegamento più importante tra Roma e Latina.
«Sono trascorsi troppi anni senza che i cantieri siano stati ancora aperti - lamenta il consigliere regionale di Forza Italia Giuseppe Simeone - Tutti i passaggi sono stati conclusi e adesso, di fronte a questo progetto condiviso da tutti, non resta che puntare al raggiungimento dell'obiettivo dell'avvio dei lavori».
Stessa posizione viene espressa dall'onorevole Federico Fauttilli, che plaude all'iniziativa del presidente di Unindustria Latina Giorgio Klinger che ha riunito associazioni datoriali e di categoria «per dare vita ad un comitato che avrà il compito di monitorare l'iter di realizzazione dell'infrastruttura, rafforzando quel principio fino ad oggi poco praticato che è il fare squadra».
Apprezzamenti arrivano anche dal senatore del Pd Claudio Moscardelli, che parla di battaglia vinta sul fronte della fattibilità dell'opera: «E' tutto pronto per l'apertura dei cantieri, il territorio pontino reclama a gran voce che l'autostrada Roma Latina sia realizzata in tempi rapidi. Grazie a questa infrastruttura, con l'aggancio all'A-1, la provincia pontina potrà finalmente uscire dall'isolamento».
Il fatto
Roma - Latina, l'arteria stradale con il freno a mano tirato
Latina - L’ultimo ricorso al Consiglio di Stato impedisce l’apertura dei cantieri da parte dell’aggiudicatario Consorzio Sis