La proposta di deliberazione è pronta ed ha anche il via libera della Commissione consiliare congiunta Ambiente e Governo del Territorio. Il blitz è fatto.
Il Centro di Alta Diagnostica è morto e sepolto. Il che, visto che non abbiamo mai avuto il piacere di vederlo realizzato, potrebbe anche essere sopportabile, senza stare a dannarsi su ciò che invece avrebbe potuto rappresentare per il territorio, per la sanità locale, per l'utenza pontina e per tutti i bla bla che potremmo aggiungere fino a stancarci, noi di scrivere e voi di leggere.

La proposta di deliberazione è pronta ed ha in tasca, benché non ancora votato, anche il via libera della Commissione consiliare congiunta Ambiente e Governo del Territorio. Il blitz è fatto.  Il Centro di Alta Diagnostica è morto e sepolto. Il che, visto che non abbiamo mai avuto il piacere di vederlo realizzato, potrebbe anche essere sopportabile, senza stare a dannarsi su ciò che invece avrebbe potuto rappresentare per il territorio, per la sanità locale, per l'utenza pontina e per tutti i bla bla che potremmo aggiungere fino a stancarci, noi di scrivere e voi di leggere. A decidere che quella intrapresa a suo tempo fortemente voluta dal presidente di Fondazione Roma Emmanuele Emanuele e dal suo ex referente pontino Alfredo Loffredo non debba mai vedere la luce è stato qualcuno a Roma, che ha trovato terreno fertile nel sindaco di Latina Damiano Coletta, che non ha esitato un minuto a congelare il progetto e poi a svuotarlo, snaturarlo e modificarlo alla radice.

Come si legge nella proposta di deliberazione per il Consiglio comunale, oggi siamo di fronte ad un Presidio di Alta Specializzazione presso l'ospedale Santa Maria Goretti. Dunque siamo di fronte a qualcosa d'altro rispetto al progetto originario, e l'unico elemento rimasto in comune tra le due iniziative è l'aggettivo declinato al femminile Alta.
Ora, che si tenti di spacciare quest'operazione di Alta Macelleria Politica con il titolo che compare in testa alla deliberazione «Modifica e integrazione della Convenzione quadro, dell'Accordo di programma e del Protocollo d'intesa» sottoscritti nel 2015 tra tutti gli enti interessati, è una fandonia un po' umiliante e un po' pericolosa. Cambiano le amministrazioni e cambiano anche le cose, per fortuna, ma bisogna avere il coraggio di chiamarle col loro nome, in modo corretto.
Non è escluso che portare tutto al Goretti possa rivelarsi domani più produttivo che mettere su un presidio in viale XVIII Dicembre, ma come si fa a dire che si sta modificando una cosa che si sta invece per cancellare?
Tutti quegli accordi e quei protocolli che l'amministrazione di Lbc non vuole più, e forse non soltanto lei, andrebbero annullati, correttamente ripudiati, magari spiegando che lo si fa in nome di qualcosa di meglio. Purtroppo non è così che si sta procedendo. Il sindaco che doveva incarnare la trasparenza, ha fatto tutto di nascosto, a cominciare da quando ha tenuto chiusa in un cassetto per cinque mesi la nota con cui la Regione Lazio bloccava la prosecuzione dei lavori in viale XVIII Dicembre. Lo stesso film che avevamo visto diversi anni fa con il decreto ingiuntivo delle Terme di Fogliano.

Poi Coletta di nascosto ha trattato con Fondazione Sanità e Ricerca; poi ancora di nascosto ha ripreso a fare riunioni con Università La Sapienza e Asl per accontentare almeno un paio di fondazioni e chissà chi altro. Adesso che ha più o meno sistemato tutto, deve necessariamente uscire allo scoperto, e lo fa con una deliberazione già pronta; uno scontro acceso in aula consiliare e via, con le mani alzate di tutta Lbc l'esproprio sarà fatto. Alla faccia della tanto sbandierata partecipazione e dell'Atene di Pericle e del governo che parte dal basso. Dai bassifondi.
Di Giorgi non sarebbe stato capace di tanto. Ma quel sindaco, a differenza di questo, non aveva la certezza di essere perfetto, temeva di sbagliare ed aveva paura di essere colto in fallo. Coletta no, il grande educatore fa esattamente come gli pare. Tanto ha i numeri dalla sua. Finché dura.