Parlamentare, consigliere regionale, più volte candidato sindaco. A Claudio Moscardelli non manca certo l'esperienza né la voglia di rimettersi in gioco dopo la mancata elezione a Palazzo Madama a causa del ciclone che ha travolto il Pd nazionale alle ultime elezioni politiche. Tiene incontri (formali ed informali), è stato il regista delle ultime elezioni provinciali e, come dice a più riprese, oggi il suo impegno prosegue più forte di prima per il partito, «perché non serve avere incarichi per fare politica».
Insomma si occupa del Pd ma non vuole dirlo apertamente: «Parlo a titolo personale», tiene a precisare ben sapendo che le cose non stanno proprio così...
Ha più tempo da dedicare al partito, ma dopo tanti anni nelle stanze delle istituzioni oggi si sentirà un po' perso...
«Certo la vita cambia. Gli impegni istituzionali ti tengono molto attivo, ti portano nella Capitale per tanto tempo ma non mi sento meno operativo. Insomma c'è tanto da fare, soprattutto in questo momento».
Come vede la nascita di questo Governo?
«Mi sembra un fatto politicamente naturale. Lega e Movimento 5 Stelle sono due facce della stessa destra: populisti, nazionalisti e sovranisti. Per questo dobbiamo lavorare, per dare voce alle forze politiche che invece vedono nell'Europa l'unica soluzione per lo sviluppo dell'Italia pensando ad un mondo dove le frontiere si aprono e non ci siano protezionismi di alcun genere».
E questo spazio della politica, evidentemente per quanto la riguarda all'interno del Pd, si ricostruisce con o senza Renzi?
«Non credo che il Pd sia legato ad una leadership. Detto questo sono convinto che il patrimonio riformista di Renzi è qualcosa che appartiene a tutto il partito così come la sua concretezza. Credo che Renzi sia importante nel Partito Democratico».
La segreteria di Martina ha tempi lunghi?
«Penso che sia necessaria una leadership più forte. Martina non mi sembra adatto per guidare il partito».
E in provincia di Latina che aria tira?
«Penso che sul nostro territorio sia necessario rifuggire dalle posizioni minoritarie che declamano purezza. Il Pd è forza di governo in Regione e in Provincia. Non dobbiamo essere messi all'angolo in nome dell'idea che stare soli è più bello».
Quindi si spiega così l'alleanza con Forza Italia?
«La divisione del centrodestra non è più tattica. Il centrodestra oggi non è più unito come un tempo e il principale attore è la Lega, un partito populista che ha idee diverse da Forza Italia che al contrario parla di Europa e considera un valore la democrazia rappresentativa. Bisogna guardare al futuro e farlo oltre Berlusconi».
Quindi, ricapitolando, l'accordo con Forza Italia in provincia di Latina si spiega con la spinta europeista dei partiti?
«Lega e Movimento 5 Stelle hanno troppe differenze col polo moderato. La politica è cambiata e gli schieramenti si sono modificati, siamo usciti dal bipolarismo e oggi recuperare elettori di sinistra significa avere la capacità di dialogare con questo stesso elettorato di riferimento, i nostri temi passano anche per una visione chiara e forte del ruolo dell'Europa e questo è un aspetto che i partiti di area moderata condividono».
Ricapitolando: sul territorio tutto questo si traduce nel fatto che lei fa un accordo con Fazzone. Poi la politica si spiega ma, sintetizzando, le cose stanno così...
«Io porto avanti anzitutto il Pd e mi interessa che il nostro partito abbia margine di manovra per arginare la deriva di Lega e Cinquestelle. I risultati sono arrivati in Provincia e in altri centri. Il resto sono chiacchiere e la questione di Berlusconi non regge, oggi abbiamo argomenti comuni in un contesto che, ripeto, è cambiato radicalmente. Il Pd per essere protagonista ha bisogno di costruire alleanze e Fazzone, per essere chiari, resta un semplice interlocutore politico».
Il resto è filosofia, insomma. Sembra piuttosto pragmatico. Sempre a proposito del partito, ci sarà un congresso provinciale?
«Non mi sembra che ci sia questo tema nell'agenda politica, il congresso è stato fatto un anno fa».
Scusi e il doppio incarico di Salvatore La Penna? Oggi è consigliere regionale...
«Il doppio incarico è questione che affronterà La Penna, ma penso che ci siano altre priorità».
Cosa pensa del partito a Latina e del rapporto con Coletta? A momenti alterni lei e l'altra anima del partito rappresentata da Enrico Forte, avete dialogato col sindaco di Latina...
«Siamo stati lineari, il confronto con Coletta doveva essere graduale da dopo le elezioni amministrative. Bisognava verificare se c' erano le condizioni per una opposizione responsabile e una collaborazione sui temi che interessano la città. Mi sembra evidente che questa ipotesi sia tramontata. Certo poi ci sono state alcune giravolte dell'ultimo momento di chi gli ha sempre fatto opposizione».
Ce l'ha con Forte e Zuliani... Restiamo su Coletta, però: vi siete parlati fino alle regionali, poi cosa è successo?
«Il rapporto con il sindaco di Latina non è mai decollato. Abbiamo avviato un confronto costruttivo poi, con le provinciali, le cose sono cambiate. Coletta inizialmente non aveva espresso la volontà di candidarsi e sapeva bene che il Pd avrebbe rivendicato il ruolo per un proprio sindaco. All'ultimo momento ha deciso di scendere in campo anche a dispetto del dialogo che avevamo instaurato. Il percorso è dunque finito, a mio personale avviso. Il Pd ora deve lavorare su Latina per proporsi come alternativa alle prossime elezioni comunali».
Le va di esprimere un giudizio sull'operato di Coletta?
«C'è una difficoltà oggettiva a portare avanti il programma di governo. Quando ti candidi a governare una città devi conoscere le condizioni del Comune e servono soluzioni. Ancora non vediamo risultati».
Pensa che il sindaco di Latina sia una meteora sul piano politico?
«E' presto per dirlo».
Sembra evidente che, almeno secondo lei, il partito non sia minimamente interessato ad entrare in giunta nel capoluogo...
«Non ci sono le condizioni, la fase del dialogo è finita».
A proposito delle provinciali, c'è un tema legato ai consiglieri del Pd di Latina che hanno sostenuto Coletta e non hanno votato Medici?
«Posso rispondere a titolo personale e, per quanto mi riguarda, io guardo avanti. Essere dissidenti è una cosa, la slealtà è ben altro».
Passiamo alle amministrative. Come vede la situazione?
«Puntiamo a riconfermare Lenola e vincere a Sonnino. Poi ci sono i grandi centri. A Cisterna l'unica vera novità è Gianluca Del Prete. Ad Aprilia veniamo fuori da una esperienza amministrativa deludente e la nostra candidatura di Giusfredi rappresenta qualcosa che va oltre la politica. Ci sono comitati, cittadini comuni, insomma il Pd ha saputo aggregare intorno al nostro candidato sindaco. A Formia il nome di Marciano è una garanzia di esperienza e competenza. Si tratta di scegliere tra un centrodestra che parte diviso e con gravi problemi al suo interno e il populismo trasversale di Paola Villa. Mi sembra evidente che a Formia il Pd e Marciano siano l'unica soluzione in campo per garantire stabilità alla futura amministrazione».
Qualcuno dice che vorrebbe candidarsi alle europee...
«Non ci sono le condizioni e poi ora mi interessa l'attività politica».
Ok, però non sanno vederla senza incarichi. La presidenza di Acqualatina come la vede?
«Non accadrà mai, ricordo che non ho mai avuto incarichi in società pubbliche, neanche in un Consiglio di amministrazione. Mai».