Ha fatto impazzire i cronisti dei quotidiani, tutti in affanno per trovare la giusta definizione sul ruolo che il poliedrico Enrico Tiero è riuscito a ritagliarsi anche stavolta all'interno dell'Amministrazione provinciale.
Il Messaggero lo chiama «capo della segreteria»; Latina Oggi lo definisce «braccio destro di Medici». Ma a parte i titoli, negli articoli si trovano le acrobazie più straordinarie: «una sorta di capo di gabinetto del presidente», oppure «responsabile dell'ufficio di presidenza; non un capo di gabinetto esterno, ma un funzionario interno». E nemmeno la determina dirigenziale che gli ha conferito l'incarico riesce a rendere giustizia al ruolo dell'inossidabile Tiero, visto che si parla di «un incarico di posizione organizzativa di fascia A per il servizio Ufficio di Presidenza». Che vuol dire un sacco di cose, elencate una per una più avanti, ma che a noi comuni mortali non dice niente. Comunque, se si ha la pazienza di leggere con attenzione la determina, si capisce perfettamente che il deus ex machina della Provincia è uno soltanto, e si chiama Enrico Tiero, anche se da qualche parte c'è scritto che l'incarico dipende funzionalmente dal Presidente. Che sembra quasi una mancetta concessa a Carlo Medici, per non oscurarlo troppo.
Paradossalmente, il più chiaro di tutti riesce ad essere proprio lui, Enrico Tiero in persona, che al telefono ci regala quella che secondo lui è la definizione più corretta del ruolo che ha appena assunto in via Costa, il suo fortino politico da sempre. «Sono il responsabile amministrativo e burocratico dello staff del Presidente». Un ruolo che in assenza di assessorati (nelle Province destinate a morire, almeno sulla carta, non ci sono più assessori ma consiglieri delegati) suona come una specie di «all in» al tavolo del poker texano.
Ruolo che se dal punto di vista del potere concreto potrebbe rivelarsi una specie di matrioska di grandi dimensioni, ma dal contenuto ridottissimo, funziona invece molto sul piano dell'immagine, che è ciò cui ambisce da sempre il più giovane della famiglia Tiero, proprio quella di Erasmo, Enrico e Raimondo.
La dimostrazione vera di quanta sia stata curata e voluta questa nomina, sta nel fatto che per poterla confezionare c'è voluto anche un decreto presidenziale di Carlo Medici per istituire il Servizio Ufficio di Presidenza, con tanto di relativa posizione organizzativa. Fatto quello, è stato possibile infilarci dentro il capo supremo, alias Enrico Tiero.
Tutto a posto, a parte la comicità del Presidente che si lascia andare ad una osservazione sciocca: «La politica c'entra poco, questo è un livello amministrativo». Meno male! Secondo noi invece la faccenda è tutta di carattere squisitamente politico, e trae le mosse dall'accordo di programma promosso alla vigilia delle ultime elezioni in via Costa, quelle del 29 aprile scorso, quello per il quale anche il leader nostrano di Idea, sempre Enrico Tiero, si era speso per fare da pontiere tra Forza Italia e il Pd per frenare la corsa di Damiano Coletta alla presidenza. E che si tratti proprio di questo, ce lo conferma il solito Tiero, sì, ancora Enrico. «Mi è stato chiesto di farlo, ed ho impiegato qualche mese a decidere se accettare o meno - spiega con tutta la falsa modestia di cui è capace - Conosco l'ente, conosco l'ambiente, ho fatto l'assessore in via Costa per 15 anni, sono una figura preziosa. E chi parla di indennità sontuose o di trattative si sbaglia, perché dal punto di vista economico per me non cambia niente». A parte gli 11mila euro annui come indennità di posizione da aggiungere allo stipendio di cui è titolare come funzionario della Provincia, e a parte l'indennità di risultato che può arrivare fino al 25% dell'indennità di posizione, dunque altri tremila euro scarsi l'anno. Ma lui insiste.
«Alla fine ho detto sì, perché sono un uomo delle istituzioni e sono per il gioco di squadra. Non a caso sono stato il promotore dell'accordo politico basato su un programma e non sulle persone che ha portato Carlo Medici a fare il Presidente. Il mio obiettivo politico era quello di tenere lontano Coletta da via Costa, e ci sono riuscito». Meritava un premio, e un riconoscimento politico. Li ha avuto entrambi: è diventato il Ras della Provincia ed ha avuto anche il relativo riconoscimento economico. Poca cosa, è vero, ma meglio che niente.
Il riassunto in volgare di tutta questa storia? Il Presidente Carlo Medici ha pagato la prima cambiale politica per la propria elezione in via Costa. La seconda è in scadenza, questione di settimane, e reca in filigrana l'effigie di Mauro Visari.
E siccome questa è una politica simpatica e affidabile, che onora gli impegni, stia tranquillo l'ex presidente provinciale del Pd: in via Costa ci sarà posto anche per lui. Sarà curioso, dopo le acrobazie per infilare Tiero al gabinetto del Presidente, vedere cosa architetterà Medici per infilare Visari da qualche altra parte. O magari a questo penserà proprio Tiero.
I cronisti impazziranno ancora, ma sapranno trovare anche stavolta le definizioni più appropriate al caso.