«È arrivato il momento di rompere ogni indugio e avviare le procedure per la costituzione del Parco dei Monti Lepini per mettere finalmente a sistema le bellezze e l'attrattività del territorio dei 27 Comuni, la cui ricchezza ambientale, storica e naturalistica costituisce un unicum che attende solo di essere adeguatamente sfruttato per garantire non solo la conservazione dell'esistente, ma per contribuire allo sviluppo di questa vasta area interna, suddivisa tra tre province, che continua a soffrire a causa delle trasformazioni del tessuto sociale ed economico avvenute negli ultimi anni». Queste dichiarazioni dell'avvocato Giuseppe Fonisto, capogruppo di Grande Bassiano, è di quelle che certamente faranno discutere quanti, a diverso titolo, possono essere considerati futuri stakeholders del progetto per la realizzazione del parco: «Il mio invito è rivolto non solo alle amministrazioni locali, ma anche ad altri soggetti, penso alla Compagnia dei Lepini e alla Fondazione Caetani, che dovranno giocare un ruolo decisivo nel prossimo futuro». Secondo Fonisto si potrebbe partire da Bassiano, senza velleità di egemonia o supremazia, consci dell'importanza che piccoli centri come il borgo e la stessa Carpineto Romano hanno per la loro posizione baricentrica nel territorio di riferimento, non fosse altro che per la condivisione del Semprevisa, la cima più alta dei Lepini: «Una prima proposta che mi permetto di avanzare è che la costituenda struttura sia denominata ‘Parco dei monti Lepini e di Ninfa', non solo perché i giardini e le rovine, con l'oasi di Pantanello, sono geograficamente parte del comprensorio, ma principalmente perché il brand Ninfa costituisce una eccellenza anche fuori dai confini nazionali. I benefici che il Parco arrecherà al territorio - conclude Fonisto - si uniranno a quelli di natura economica di cui potranno godere le comunità e su questo punto è necessario fare un esercizio di verità anche nei confronti di quanti, erroneamente, credono che l'erezione a Parco impatti negativamente sui loro interessi. La partita non si gioca tra cacciatori e naturalisti o tra costruttori e conservazionisti, ma tra chi, con onestà e lungimiranza, sa di poter affidare a questo strumento di tutela e di sviluppo il futuro del territorio e delle comunità e chi invece non ha ancora maturato una tale consapevolezza».