Rilanciare Forza Italia, farlo dall'interno, senza cedere alle sirene leghiste o di altri partiti. Dopo l'intervista di Claudio Fazzone a Latina Oggi, dentro Forza Italia si è aperto il dibattito sul destino del partito azzurro. Cambiare per non morire, dice il senatore di Fondi. E in tanti, tra gli azzurri, iniziano a prendere coraggio per esprimere esternamente quello che nelle riunioni di partito hanno sempre sostenuto. Tra questi c'è il consigliere di Bassiano Giuseppe Fonisto.

"La discussione che finalmente si è aperta nel partito, del quale è necessario e non più procrastinabile organizzare e indirizzare il rilancio, non può limitarsi alla sterile rivendicazione di una rappresentanza parlamentare autoctona per la provincia di Latina - afferma Fonisto - La questione non è se il coordinatore provinciale faccia o non faccia il deputato, senza discuterne dei meriti: basterebbe che facesse davvero il coordinatore provinciale. E l'esigenza che i dirigenti di ogni livello finalmente abbiano la consapevolezza del ruolo ricoperto e del momento particolare della vita del partito sul piano locale e nazionale pure si impone per evitare che si confonda la malattia con la medicina". Con queste considerazioni l'avvocato Giuseppe Fonisto, capogruppo consiliare a Bassiano interviene a suo modo nel dibattito che sembra essersi aperto nel partito di Berlusconi in provincia di Latina e nel Lazio. "Sono in tanti tra amministratori locali e semplici militanti che nemmeno pensano di parlare o ascoltare sirene e che invece intendono mantenere diritta la barra dell'orgoglio e del senso di appartenenza. Le scadenze si avvicinano come partito, i congressi locali, e come istituzioni, le elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale di fine marzo: queste due occasioni di confronto anche interno, dovranno segnare un reale cambio di passo. E' giunto il momento – prosegue Fonisto – di smettere di alimentare la deleteria contrapposizione tra nord e sud della provincia. Vi sono degni

rappresentanti del partito che hanno tutte le qualità per continuare a affermarsi come classe dirigente ad ogni livello, sia nel capoluogo che in tanti centri grandi e piccoli: non rende un buon servigio alle ragioni dello stare insieme nello stessa formazione politica chi, per mero calcolo di convenienza, tenta di disconoscerne meriti, qualità e legittime aspettative. Il confronto che si è avviato sul tema del rilancio delle idee e della presenza di Forza Italia non parte da posizioni di retroguardia o di presunta minorità verso le altre forze del perimetro di riferimento che è e rimane il centrodestra, aldilà della forza di attrazione che sembrano avere altre formazioni. Il futuro non si gioca sul campo del trasformismo o dell'opportunismo: la politica ha vissuto altre simili stagioni anche in tempi recenti. Il renzismo, con un partito al 40 percento oggi confinato in una condizione di marginalità, è fatto nemmeno di anni ma di mesi addietro, pure dovrebbe servire da lezione a chi per avventura  destinatario delle lusinghe dei presunti padroni del vapore di turno. Al più presto i tanti che nel capoluogo, nel nord della provincia, sui Lepini e altrove continuano ad avere a cuore le sorti di Forza Italia e del popolarismo che esso incarna, metteranno insieme le capacità, la passione e la forza che farà tornare grande il partito, con quello che più di un augurio appare essere un chiaro segnale tendente a marcare una discontinuità con il passato".