Se tutte le minoranze avessero votato contro il Pef del servizio di igiene urbana giovedì scorso, si sarebbe arrivati per la prima volta in consiglio comunale quasi a un testa a testa con un voto di scarto, 15 a 16. Quindici voti dell'opposizione (i dodici consiglieri di minoranza con i tre ex Lbc Tassi Antoci e Di Trento) contro i sedici di Lbc (quindici con Colazingari, mancava Maria Grazia Ciolfi). Così non è stato perché la votazione si è conclusa con 16 favorevoli al Pef contro nove 9 contrari, uno scenario classico frequente se non fosse che in quei nove voti c'erano quelli del gruppo misto. Un dato che se da una parte fa riflettere sull'indebolimento dei numeri prima monolitici e rocciosi di Lbc, dall'altra fa pensare alle occasioni perse e cuttate sul campo dall'opposizione. Quell'opposizione che, nelle diverse anime che la compongono, si sbraccia da quasi tre anni per contestare, passo dopo passo le azioni della civica di governo. Lo ha fatto con buoni solisti, ma con pochissimo gioco di squadra, perdendo in continuità e costanza laddove l'amministrazione di governo ha più volte mostrato il fianco. La dimostrazione plastica è stata proprio nell'ultimo consiglio, dove alcuni consiglieri di opposizione presenti all'inizio della seduta e autori di interventi sul tema, sono poi spariti al momento del voto. A votare contro il Pef c'erano Zuliani, Coluzzi, Calvi, Celentano, Tiero e Marchiella. Assenti gli altri, compresi quelli che avevano presenziato la prima parte della seduta.
Legittimo certamente, come lo è la libera azione politica, ma sfugge la logica della mancanza di tempestività nel cogliere il momento di debolezza della maggioranza su un tema, come quello di Abc, stretta tra sentenze sfavorevoli e ritardi enormi sugli obiettivi, che è stato il caposaldo delle proteste delle minoranze. Tanti i fattori che incidono su questa azione ad intermittenza, a partire dai doppi ruoli, quello di Enrico Forte, consigliere regionale spesso assente in Consiglio per la concomitanza di impegni regionali e quello recentissimo del neosenatore Nicola Calandrini. Proprio Calandrini è stato uno dei più agguerriti e preparati sostenitori di un'azione verità su Abc, comprovata con documenti e dossier depositati alla presidenza del Consiglio comunale: continuerà a presenziare quando sarà possibile, ma la sua azione sarà necessariamente più saltuaria. La Lega ha riacquisito forza numerica da poco ma ancora non mostra continuità in Consiglio, mentre Fratelli d'Italia si è sempre affidata, tolto Calandrini, agli interventi di Matilde Celentano con Marchiella e Tiero (da poco acquisito) che parlano raramente. In Forza Italia Ialongo si fa vedere pochissimo e per nulla nelle commissioni con il veterano Calvi e la Miele a guidare la zattera in mare aperto. Il risultato è stato in passato reso da sedute dove, dai banchi di minoranza le azioni politiche e le arringhe più incisive arrivavano sempre dagli stessi, lasciati a portare la bandiera delle retrovie, tra gli altri Coluzzi, Zuliani, Calvi, Carnevale, Miele. Oggi la possibilità di avere una sponda ai banchi opposti in Tassi Antoci e Di Trento è ghiotta ma poco, o nulla sfruttata. Di fronte al disorientamento di Bellini e compagni che replicavano più agli ex che a loro, l'opposizione non ha mostrato in alcun momento di guidare il gioco. Un dato che, se non finalizzato, rischia di vanificare anche le battaglie sostenute in passato perché al superamento della metà del mandato la vera spina politica nel fianco di Coletta potrebbe diventare proprio l'opposizione «rinforzata» dal Gruppo Misto, e attrattiva anche per alcuni indecisi dentro Lbc.