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Certificati, il far west delle visite medico-sportive non risparmia neanche la provincia di Latina

Gli esami per atleti agonisti e non vengono a volte effettuati senza tenere conto della rigida normativa vigente

Certificati, il far west delle visite medico-sportive non risparmia neanche la provincia di Latina

I campionati, anche quelli giovanili, sono ormai tutti alle porte e la problematica delle visite medico sportive adeguate per gli atleti di ogni categoria ed età, in particolare per gli agonisti, è un tema ancora troppo poco battuto nonostante la sua gravità.
Partiamo dall'inizio, vale a dire da quello che prevede il regolamento in tema di certificazioni e visite per gli sportivi. Va distinto in primis il tipo di certificato che deve essere rilasciato e da chi. Il Ministero della Salute prevede tre tipologie di attività fisico-sportiva: attività ludico-motoria per il quale è stato soppresso il certificato medico sportivo; l'attività non agonistica dove è obbligatorio il certificato medico sportivo così come per l'attività agonistica.
A deciderlo è la Federazione di appartenenza in base alla fascia d'età e al tipo di impegno a cui è sottoposto l'atleta. Le visite vanno effettuate esclusivamente negli studi dei medici dello sport (che non possono effettuare visite sotto sforzo) o negli ambulatori di medicina dello sport autorizzati dalla Regione Lazio (che possono anche effettuare visite con la prova sotto sforzo). All'Albo del Lazio deve inoltre appartenere il medico che rilascia la certificazione agli atleti che praticano l'attività in provincia di Latina. Il sanitario che visita, oltre alla laurea deve aver conseguito la specializzazione in Medicina dello Sport e una specifica autorizzazione regionale. Firma quindi per conto dello Stato, garantendo che dietro la sua sigla ci sono un'anamnesi accurata, la misurazione dei parametri antropometrici, elettrocardiogramma a riposo, da sforzo e nel recupero, misurazione della pressione arteriosa prima e dopo lo sforzo, spirografia, test visivo, esame delle urine. Insomma, un vero check-up, obbligatorio per chiunque svolga un'attività agonistica, anche se amatoriale. Sopra i 35 anni infine è obbligatoria la prova sotto sforzo con il ciclo ergometro per il certificato agonistico.
Sembrano tutte cose scontate, soprattutto visto che il certificato medico-sportivo in Italia è stato standardizzato a livello europeo dal lontano 1982. Ma in pochi conoscono le regole di base per la certificazione, e ancora di meno danno importanza ad una tematica fondamentale per salvaguardare la salute di grandi e piccoli che praticano l'attività sportiva e quanto sia importante evitare quei drammi che, purtroppo, hanno toccato anche la nostra provincia negli ultimi anni.
A Latina, così come accade in tutta Italia, anche all'inizio di questa nuova stagione agonistica sono state riscontrate e talvolta denunciate delle enormi lacune, fino a sfociare in infrazioni o irregolarità nell'applicazione della normativa. Insomma, un vero e proprio far-west attuato a volte inconsapevolmente, ma che comporta rischi, oltre che per la salute degli sportivi, anche per le società sportive su cui ricade la responsabilità, così come per quanto riguarda i genitori dei giovani minorenni. La buona regola sarebbe che fosse proprio la società ad indirizzare i tesserati in strutture idonee, ma anche che gli allenatori si sincerino della presenza di adeguate certificazioni mediche che riguardano i propri giocatori. Infrangere la norma, però, è diventata ormai in certi casi una routine negativa con le visite effettuate in palestre, spogliatoi, campetti, camper o addirittura in appartamenti senza strumentazioni adeguate e in assenza dei requisiti di sicurezza. E' accaduto anche che alcune società si siano rivolte a medici non appartenenti all'albo regionale del Lazio. Il mondo degli atleti amatori non fa certo eccezione. Recente una sentenza della Cassazione che impone anche per i campionati amatoriali il certificato agonistico come per ogni altro sport. Il problema è che molti enti di promozione sportiva si accontentano della dichiarazione in autocertificazione del presidente che dichiara che i suoi atleti sono tutti certificati "idonei" creando così spesso un doppio illecito e senza contare le conseguenze se dovesse succedere qualcosa di grave. C'è chi storce il naso per quei 60 o 70 euro richiesti per una visita medico-sportiva con tutti i crismi e viene attirato dallo sconto facile e dalle scorciatoie, senza calcolare i rischi, e magari per poter acquistare ai propri figli l'ultimo scarpino alla moda da 200 euro. E' vero anche che la Asl non ha forze adeguate sul territorio per poter controllare questo marasma che può portare – è bene sottolinearlo – a conseguenze davvero drammatiche, ma la responsabilità, quando si parla di salute, è di tutti.

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