Le sue otto montagne, quelle raccontate in uno splendido libro, Premio Strega nel 2017, sono un qualcosa che stuzzica la fantasia di tutti, anche e soprattutto di chi non le vive. Lui, invece, si ciba quotidianamente di salite e discese. Trovando modo e tempo per mettere nero su bianco emozioni uniche e irripetibili.
Paolo Cognetti e la montagna: un tutt'uno. «L'ammirazione per le cime, qualsiasi esse siano, è tanta, come lo è per chi, come Daniele Nardi e Tom Ballard, cerca di scalarle, sfidando se stesso, non certo l'impossibile».
Agli occhi di molti, però, sembrerebbe il contrario.
«L'impresa, nel momento in cui un alpinista la definisce tale, non è impossibile. Può far paura, ma fa parte della vita. Chi va sul Nanga Parbat o su qualsiasi altro ottomila di questa terra, sa perfettamente che il rischio di non tornare più, esiste».
Messner, in sostanza, ha detto: ‘la speranza è ultima a morire, Simone Moro teme che non ce l'abbiano fatta. Paolo Cognetti che idea si è fatto di tutta questa storia?
«Bisogna pregare e sperare per Daniele e Tom ed io ho il massimo rispetto per chi, in questo momento, lo sta facendo. Non voglio dire altro, non sarebbe giusto. Farei soltanto del male a chi, giustamente, crede in qualcosa».
Le tue montagne sono diverse dalle loro.
«No, assolutamente. Io, come loro, le guardo con ammirazione. Perchè sfidarle non vuol dire non avere rispetto. Ripeto, la sfida di Daniele e Tom, è con se stessi, non certo con la natura di una montagna che si affaccia ai loro piedi e che loro con amore e passione vogliono scalare».
Molti dicono, però, che bisogna avere rispetto della natura.
«Loro ce l'hanno, ce l'hanno sempre avuta. Sfidare se stessi, arrivare prima di altri, entrare nella storia, non significa non avere rispetto. Tante volte si torna indietro, ci si ferma, si valuta se andare avanti oppure no. Voglio credere che l'abbiano fatto anche questa volta, magari scendendo da un altro sentiero. Oggi, però, preferisco il silenzio, proprio per il grande rispetto che ho nei confronti di chi, come me, ama la montagna».
I giorni, però, passano.
«Lo so, ma come dicevo in precedenza, ci sono persone che pregano, che sono convinte che qualcosa di positivo, da un momento all'altro, può accadere. E queste persone, sarò ripetitivo, meritano il rispetto di tutti noi, mio in primis».
Di uno scrittore che continuerà a scrivere delle sue montagne?
«Non ho mai smesso un giorno di farlo, anche grazie alle imprese di questi grandi alpinisti che amano la montagna come me».