Il giorno dopo, fa ancora più male e la lettura dei giornali ingigantisce, e di molto, un malessere interno che è figlio di fattori esterni e non certo di una propria volontà.  E' il momento degli interrogativi, peraltro da risolvere in fretta, per Antonio Pezone, patron del Racing. Di capire cosa fare di presente e futuro calcistico. «In questo momento ho soltanto tanta amarezza dentro e sono schifato di questo mondo, che non mi appartiene affatto – ha tenuto a precisare il presidente del Racing – Il calcio, lo sport in genere, sono una cosa, la politica è un'altra ed io non voglio assolutamente sottostare a questi giochetti politici, non mi appartengono, non mi sono mai appartenuti. Adesso partirò per Chianciano, parlerò con la squadra e il tecnico e poi vedremo cosa fare. Di sicuro, quello che è successo nella giornata di giovedì mi ha profondamente amareggiato. Non pensavo si potesse arrivare a tanto e, invece, è successo. Ripeto, non ci sto. Questi giochetti a me non piacciono, non fanno parte del mio credo e di come voglio fare calcio. Ho chili e chili di magliette nerazzurre nel magazzino, pronte per essere indossate nelle amichevoli e in campionato. Non ho preso in giro nessuno e questa è la riprova. Soprattutto, non voglio farlo con i tifosi del Latina che mi hanno manifestato la loro solidarietà. Sono amareggiato più per loro, se volete, che per me. Il passo lo avevo fatto, facendo le cose per bene e nei giusti modi. La squadra era partita per il ritiro con i colori nerazzurri dipinti addosso e con il logo sulle maglie che ha sempre contraddistinto la squadra di calcio del Latina. Oggi mi ritrovo a dovermi scontrare con cose che, lo ripeto, non mi appartengono, non fanno parte di me, mi fanno schifo. Bisognerà che rifletta attentamente, che mi prenda qualche giorno per decidere, ma la voglia di abbandonare tutto e tutti, credetemi, è davvero tanta».
Una delle ipotesi, subito ventilate, è quella di ripartire dalla serie D a Latina con una squadra e con un tecnico che già ci sono: «Non lo so quello che accadrà da qui a breve, la cosa è fresca e voglio ragionare attentamente. A me, lo ripeto, non va di prendere in giro nessuno, tantomeno una piazza che aveva capito molto bene quali erano le mie intenzioni. Oggi sono una persona molto delusa e triste per quello che è accaduto. I giochetti politici, perchè di questo stiamo parlando, mi stanno portando a dire basta con il calcio. Valuterò ogni cosa nelle sedi opportune e con chi di dovere. La squadra si sta allenando con le maglie nerazzurre e con il logo del Racing Latina sul petto, il resto non conta, ma fa male, molto male».
Il patron del Racing, ieri, era un fiume in piena, pronto a rompere i propri argini. Lo ha fatto Pezone, manifestando a chiare note la propria amarezza per una situazione che, nel giro di poche ore, il tempo di un Consiglio federale, si è completamente capovolta, aprendo scenari completamente differenti a quelle che erano le premesse della vigilia e le aspettative del patron del Racing.
«Avevo avuto delle rassicurazioni, stava andando tutto nel migliore dei modi - ha proseguito Pezone - Poi, questo fulmine a ciel sereno che, sono certo, non è figlio di una decisione prettamente tecnica, ma di altro che non ha nulla a che vedere con il calcio giocato. Vorrà dire che ci avrò rimesso dei soldi, ma non vedo perchè dovrei continuare in questo modo».
A questo punto Pezone si ritrova con una squadra in ritiro, che sta indossando la maglia nerazzurra del Racing Latina con tanto di logo con il leone alato della città, ma con la prospettiva di giocare a Fondi come Unicusano.
Perchè, il mancato trasferimento nel capoluogo pontino, ha comportato anche il fatto di restare vincolati alla vecchia denominazione federale della società: Unicusano Fondi.
Ed è questa l'altra cosa che ha fatto imbestialire nelle ultime ore Antonio Pezone, che ha minacciato a chiare note di lasciare il calcio. Un presidente sul piede di guerra che si ritrova lontano dalla città dove avrebbe voluto giocare e anche da quella da cui ha rilevato il titolo sportivo.