Roma, 27 lug. (Labitalia) - "In materia di licenziamenti di lavoratori non disponibili a vaccinarsi, cosa al momento impossibile con questa motivazione, sarebbe necessaria una più chiara definizione normativa dell’obbligo e delle conseguenze disciplinari nel caso di violazione, che risolverebbe un tema che sta sterilmente appassionando giuslavoristi e parti sociali. Una norma utile anche a superare tutti i vincoli attualmente esistenti in materia di tutela di dati sensibili, altro clamoroso ostacolo che si frappone ad una fluida gestione del rapporto di lavoro. Per uscire indenni, sia a livello sanitario che economico, è dunque indispensabile adottare provvedimenti normativi chiari, univoci e incisivi, che risolvano le criticità sopra elencate senza lasciare spazio a libere interpretazioni". Lo scrive Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, nell’approfondimento del 27 luglio 2021 con cui vengono analizzate le norme, sollevate le criticità e offerti accorgimenti operativi sul green pass.

"Il green pass - spiega - muoverà i suoi primi passi nei prossimi giorni, tra polemiche e contraddizioni. Certamente, discutibile è la situazione che si realizzerà nei ristoranti e nei pubblici esercizi dove alla porta di ingresso sarà controllato possesso e veridicità della 'carta verde', ma solo per i clienti che vorranno entrare; in parallelo, dalla stessa porta titolari, dipendenti, fornitori e collaboratori del ristorante non saranno controllati (nè possono esserlo), creando cosi le condizioni per la convivenza promiscua all’interno dello stesso locale di potenziali contagiati e potenziali contagiandi. Non deve sfuggire infatti che, avere un contatto con un cameriere o il titolare contagiato da parte di un cliente dotato di green pass, non esclude ipotesi di contagio ulteriore".

"Che - avverte De Luca - può diventare letale nel caso di rientro a casa e contatto con un parente fragile. Vi è poi da considerare l’aspetto legato alla ripresa economica del turismo, dove anche in questo caso le istituzioni comunitarie hanno mostrato tutti i limiti della loro azione politica. Non si comprende, infatti, quale possa essere materia più pregnante della sicurezza sanitaria e della libera circolazione, nelle quali risulta indispensabile una regolamentazione (unica e univoca) europea. Invece, nel silenzio assoluto riscontrato a Bruxelles, sono nate nei vari Stati membri regole a macchia di leopardo: situazione che rischia però di penalizzare e non poco i Paesi che, come l’Italia, hanno fatto una scelta mirata alla salvaguardia della collettività. Davanti a queste difficoltà amministrative non è impossibile che tra le centinaia di migliaia di disdette piovute addosso ai nostri albergatori, non vi siano anche quelle di chi ha preferito spostare la meta delle proprie vacanze in altri Paesi mediterranei".