È il 2012. Antonio Garullo e Mario Ottocento espongono a Palazzo Ferraioli "Il sogno degli Italiani": Berlusconi è sdraiato in una teca mortuaria. Un santo, composto e credibile, non fosse per il paio di enormi pantofole di Micky Mouse che indossa.Così i due artisti pontini fanno ingresso nel mondo dell'arte, con l'irriverenza sovversiva di chi ancora crede che la pittura e la scultura siano mine vaganti il cui obbligo è spostare il pensiero dove non vuole andare, "ma dovrebbe". È il 2014. nel palazzo di Santa Chiara in un'altra opera, "L'inconfessabili gesto", Garullo e Ottocento puntano il dito su Papa Benedetto XVI e, ritraendolo con le mani ingioiellate mentre si copre il volto dalla vergogna, lasciano che sia lui stesso a giudicarsi nel buio morale di un confessionale. Non è difficile capire perchè a questo punto il loro ultimo progetto, "Odissea Migrante", tanto onesto da esser sconvolgente e dunque necessario, è stato selezionato per la terza edizione della prestigiosa Paratissima Art Fair, che si terrà a Bologna dal 24 al 26 gennaio, nello spazio Magazzini Romagnoli, in Via Emilio Zago 3, dal tema "Needs", ovvero bisogni.Migrare tra i luoghi remoti del mondo, dell'anima, della mente è un bisogno insito nella natura dell'uomo, necessario all'evoluzione dell'essere come lo è respirare per vivere. Siamo creature irrequiete. Siamo viandanti. Un dittico frutto di una gestazione artistica ed emotiva durata un anno e mezzo circa mette in dialogo le tre sculture di Antonio Garullo composte con materiali restituiti dal mare come legni, corde, filo spinato e chiodi arruginiti, da cui spuntano, disturbanti pupazzetti disney, simboli religiosi, e sculture in ceramica, con i tre dipinti ad olio di Mario Ottocento realizzati con la tecnica dell'action painting, raffiguranti un'alba, un tramonto e un notturno, metafora naturale delle sfumature interiori.Non c'è una cronologia specifica da dover seguire. L'unica bussola che deve guidare lo sguardo è quella onirica e intima. «Il progetto - spiega Antonio Garullo - intende offrire una dimensione sacrale e religiosa perché il tema trattato, la migrazione appunto, è molto attuale e forte. Abbiamo voluto rendere in arte le informazioni trasmesse quotidianamente dai media».
«È stata selezionata - continua l'artista -, sempre per la mostra, l'opera ‘Il trittico della carne' con cui ho voluto puntare il focus sulle dinamiche del potere».
Pezzi di carne, volti di donne famose a cui è stata tolta la parola, corpi in posizioni erotiche e conturbanti, in lotta per la libertà su uno sfondo gotico che ricorda i Trittici di Giotto, il lucido caos di Bosch, o i collage pop di David La Chapelle. Le opere intendono destare un pensiero critico come tappa finale di una via crucis, Odissea dell'uomo moderno.